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GIORNATA DELLA BUONA AZIONE «Tutto è iniziato con una sensazione di solitudine»

18.05.24 - 06:30
A volte il volontariato non solo aiuta le persone in difficoltà, ma anche noi stessi.
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Fonte 20minuten
«Tutto è iniziato con una sensazione di solitudine»
A volte il volontariato non solo aiuta le persone in difficoltà, ma anche noi stessi.
Laura (84 anni) lavora alla mensa dei poveri Shalom di Winterthur da 13 anni per aiutare le persone bisognose, ma anche perché si è ritrovata. improvvisamente sola

WINTERTHUR - Ore 10.30. I preparativi per il pranzo sono in pieno svolgimento nella piccola cucina di un ex ristorante di Winterthur Grüze. Le patate oliate brillano in grandi ciotole di metallo, mentre mani agili staccano le foglie dai ravanelli. Delle istruzioni in italiano riecheggiano ripetutamente nel locale.

Laura passa dall'italiano allo svizzero tedesco, a seconda dell'interlocutore. Da 13 anni lavora come volontaria alla mensa dei poveri «Shalom», fondata da don Alberto della Missione Cattolica Italiana. «Tutto è iniziato con una sensazione di solitudine», racconta l'84enne. Da un giorno all’altro, non c’era più nessuno che l’aspettava a casa e i suoi due figli avevano da tempo messo su famiglia.

Alla mensa dei poveri ha qualcosa di utile da fare e può socializzare con gli altri volontari e gli ospiti. «Mi occupo della casa e del giardino, quindi c'è sempre qualcosa da fare», dice Laura, mettendo per un attimo da parte la scorza di limone. Oggi è lei la responsabile per la macedonia. «A un certo punto, la situazione si è stabilizzata e adesso, il dolce lo preparo sempre io», o almeno il lunedì, il martedì e il venerdì, quando è di turno.

Ore 11.15. Laura si sposta dalla sala da pranzo per andare alla cassa. Deve riscuotere cinque franchi dagli ospiti, che saluta per nome. Inserisce su una tabella Excel se ogni persona ha pagato in anticipo, sul posto o non ha pagato del tutto. È anche possibile mangiare a credito. «Ci sono ospiti per i quali so già che non pagheranno finché non arriveranno i soldi a fine mese». La mensa dei poveri è aperta anche al resto del pubblico, che però deve pagare il prezzo «normale» di 10 franchi per il pranzo.

Nel frattempo, inizia il servizio. Trudi, 89 anni, porta ai tavoli insalata e pane. Una questione di dignità per la mensa dei poveri. Qui le persone devono potersi sentire come se fossero in un ristorante normale. Questo particolare gesto e il lavoro dei volontari in generale sono molto apprezzati dagli ospiti. «Tutti sono sempre cordiali e i menù sono vari. Non si può che fare i complimenti ai volontari», dice una donna che viene regolarmente a pranzo da tre mesi.

Laura è sempre molto toccata da questi rapporti calorosi. «L'anno scorso ho ricevuto dei regali di compleanno dai nostri ospiti abituali perché avevano scoperto la data». Ma ha anche ricordi meno belli. «La nostra mensa dei poveri si trovava nel centro città, proprio accanto a un centro di accoglienza per tossicodipendenti. Allora venivano molte più persone con problemi di droga, alcune erano piuttosto aggressive». Nell'attuale sede di Grüze questo problema è meno sentito. «Per fortuna. A volte avevo un po' di paura».

Ore 12.30. Mentre la maggior parte degli ospiti aspetta la zuppa di piselli nella sala principale, due di loro aspettano di farsi tagliare i capelli. In una stanza sul retro, che funge sia da ufficio che da spogliatoio, vengono offerti gratuitamente anche dei tagli di capelli, a seconda della richiesta. «Ma devono essere già lavati, qui fanno solo tagli a secco», dice un'aiutante.

In sala da pranzo, un vegetariano chiede un uovo con il suo riso. E la cucina è felice di accontentarlo. Gli chef sono responsabili della pianificazione del menù. Insieme compongono un menù di quattro portate in base al cibo che ricevono, la maggior parte del quale proviene dalla Fondazione Schweizer Tafel e da altri donatori.

Anche Laura è coinvolta. «La mattina apro il frigorifero e vedo cosa c'è». Oggi è stata la volta della macedonia. Per Laura sono i momenti di condivisione che rendono il suo lavoro alla mensa così piacevole e che le permettono di uscire tutti i giorni di casa da ormai 13 anni.

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