Non convince del tutto il kolossal di Ridley Scott, che ha evidenti pregi (ma lo stesso vale per i difetti)
LUGANO - Un personaggio che ha da sempre affascinato il cinema, ma che con la sua grandezza non è materia semplice da trattare. Nemmeno per uno dei maestri del cinema contemporaneo come Ridley Scott.
"Napoleon", nelle sale ticinesi da giovedì 23 novembre, ripercorre tutta la carriera "pubblica" di Bonaparte. Lo troviamo, capitano d'artiglieria, ai piedi del patibolo durante la decapitazione di Maria Antonietta e poi lo seguiamo lungo tutta la sua ascesa: l'Egitto, il colpo di Stato, la presa del potere, l'incoronazione e le grandi battaglie.
Qui, nelle scene d'azione, troviamo senz'altro il punto di forza del film. La maestria di Scott qui si esprime ai massimi livelli, specialmente nella narrazione della battaglia di Austerlitz del 2 dicembre 1805. Senza entrare troppo nei dettagli, qui probabilmente siamo di fronte a una delle migliori sequenze di combattimento tra grandi schieramenti mai girate. La fotografia è uno dei punti di forza: inondata di sole in Egitto e caratterizzata da toni grigi che virano quasi sul blu nel gelo di Polonia e Russia, sa prefigurare con un semplice cambio di luce i capovolgimenti della fortuna del condottiero. Notevolissime poi le scenografie e i costumi. Ricchi, opulenti, dettagliati, immergono nell'epopea napoleonica decisamente più dei suoi protagonisti.
Già, il grosso difetto di "Napoleon" sta nella costruzione dei personaggi, troppo monodimensionali e senz'anima. Vale sia per il Napoleone di Joaquin Phoenix che per la Giuseppina di Vanessa Kirby. Entrambi non hanno colpe dirette, anzi: entrambi offrono ottime interpretazioni. Lui passa dall'essere un rozzo ma ambizioso ufficiale alla consapevolezza di essere l'uomo più potente d'Europa (e i segni di questa onnipotenza sono splendidamente dipinti sul suo volto). Lei incarna una Giuseppina forte del suo ascendente magnetico sul futuro Imperatore dei francesi, ma fragile nel suo essere donna in un mondo dominato da uomini e con la spada di Damocle del non saper dare un figlio all'uomo che la ama - peraltro con una violenza che trascende quasi nella volontà di possesso.
L'altra criticità principale riscontrata nella sceneggiatura di David Scarpa è l'aver affrontato quasi di corsa una moltitudine di eventi che hanno determinato la storia di un intero continente. Dal punto di vista storico (al netto delle imprecisioni denunciate da alcuni esperti) è un Bignami delle imprese di Napoleone (o, se vogliamo essere più al passo con i tempi, un riassunto fatto da ChatGPT in 2000 caratteri). Un problema che forse non sussisterà nell'annunciata versione Director's Cut di oltre quattro ore (e il film che esce in sala dura comunque 158 minuti). Non convince nemmeno l'aver posto il rapporto Napoleone-Giuseppina così tanto al centro della narrazione.
In conclusione, "Napoleon" è un film che merita di essere visto al cinema ma che non può essere considerato un capolavoro. Ha evidenti pregi e altrettanti difetti, con alcuni momenti di comicità involontaria che danneggiano un'intelaiatura non sempre solida. Un film certamente spettacolare, ma nel quale è difficile empatizzare con questo Napoleone. D'altronde, è davvero complicato farlo con un uomo che, come viene sottolineato anche sullo schermo, ha condotto al macello tre milioni di uomini in meno di vent'anni.