Il segretario generale Onu, Antonio Guterres, si è detto intanto «sconvolto dall'escalation dell'attività militare a Rafah e dintorni»
RAFAH - Le forze di difesa israeliane (Idf) proseguono l'avanzata con i tank e le truppe a Rafah, passando di quartiere in quartiere nella parte orientale della città più a sud della Striscia.
Fonti Usa, citate dalla Cnn, hanno detto di ritenere che l'esercito dello Stato ebraico abbia ammassato abbastanza truppe per procedere con un'incursione su vasta scala nei prossimi giorni anche se non sono certi che Israele abbia preso la decisione finale, un terreno di scontro aperto con il presidente americano Joe Biden.
Il segretario generale Onu, Antonio Guterres, si è detto intanto «sconvolto dall'escalation dell'attività militare a Rafah e dintorni: questi sviluppi stanno ulteriormente ostacolando l'accesso umanitario e peggiorando una situazione già terribile. I civili devono essere protetti in ogni momento».
Lenta avanzata verso sud - Già nei giorni scorsi l'Idf era entrato nel quartiere est di Jneina della città ma ora - secondo testimoni sul posto citati dai media internazionali - è avanzato, raggiungendo il quartiere di Brazail e la parte occidentale della Salah a-Din, la lunga e importante arteria che dal nord dell'enclave palestinese arriva fino al sud. Le testimonianze hanno riferito di tank israeliani sulla George street a Jneina. L'esercito ha confermato le operazioni nell'area del valico aggiungendo di aver «eliminato numerosi cellule terroristiche in combattimenti ravvicinati». Nella parte est della città - ha spiegato il portavoce militare - le truppe «hanno ucciso terroristi e individuato armi» mentre continua l'esodo degli sfollati: secondo l'Unrwa circa 450mila palestinesi hanno già lasciato Rafah.
Scambio di accuse tra Israele ed Egitto - Nella battaglia in corso, il valico con l'Egitto è sempre più teatro di scontri ravvicinati con i miliziani di Hamas e delle altre fazioni armate palestinesi. Snodo fondamentale per l'ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, il passaggio continua a restare chiuso in uno scambio di accuse fra Israele e l'Egitto. Il Cairo, secondo il Wall Street Journal, sta anche valutando di ridurre le relazioni diplomatiche con lo stato ebraico richiamando in patria l'ambasciatore a Tel Aviv mentre il ministro degli esteri Israel Katz è andato all'attacco sostenendo che è necessario «convincere l'Egitto a riaprire il valico in modo da permettere la consegna continua di aiuti umanitari a Gaza». Parole contestate dal responsabile degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, che ha replicato sostenendo che lo Stato ebraico «distorce i fatti: è lui il responsabile della crisi umanitaria nella Striscia di Gaza».
Massicci attacchi anche a nord - Al 221esimo giorno di guerra e nella ricorrenza della Festa dell'Indipendenza in Israele, la battaglia si riaccende anche al centro e, soprattutto, al nord della Striscia dove Hamas sta tentando di riorganizzarsi. Secondo la fazione islamica sono stati uccisi a 36 palestinesi in due distinti attacchi aerei notturni israeliani nel campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia.
Nel primo raid, secondo Hamas, è stato colpito «un edificio che ospitava almeno 100 sfollati». L'Idf ha dato la sua versione: è stata centrata, in «un'azione mirata, una sala di guerra dei comandanti all'interno di una scuola dell'Unrwa, usata a scopi terroristici». Nel raid - ha proseguito il portavoce militare - «sono stati uccisi circa 15 terroristi, dei quali più di 10 erano di Hamas».
Nel nord di Gaza - dove nella notte l'esercito ha allargato l'operazione già in corso a Jabalya contro Hamas - l'Idf ha chiesto ai palestinesi di altri quartieri, Al Karama, Salatin e Al Zuhor, di evacuare dalle loro abitazioni.