Le risposte di Sergio Ermotti, durante un evento pubblico all'Università di Zurigo.
ZURIGO - Niente paura, la nuova UBS sarà solo del 40% più grande di quella vecchia: è questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato dal presidente della direzione Sergio Ermotti, che ieri sera ha partecipato a un evento all'Università di Zurigo.
Il 64enne si è detto ancora una volta stupito del dibattito pubblico alimentato da chi reputa l'istituto troppo grande per la Svizzera. È sorprendente la rapidità con cui la percezione di UBS è cambiata da «salvatore» a «problema futuro», ha affermato parlando su invito dello Schweizerisches Institut für Auslandforschung (SIAF), un istituto di studi internazionali.
A suo avviso è importante capire che UBS e Credit Suisse (CS) non avevano le stesse dimensioni. Di conseguenza alla fine del 2026, una volta completata l'integrazione, la banca combinata sarà solo del 40% più grande di quello che era UBS nel 2022.
Il dirigente ha convenuto sulla necessità di apportare alcuni aggiustamenti al quadro normativo. L'obiettivo della normativa too big to fail (TBTF) dovrebbe essere quello di consentire a una banca come UBS di stabilizzarsi da sola in caso di crisi. Il fatto che la Confederazione e le autorità abbiano deciso a favore di un'acquisizione non significa però che CS fosse troppo grande per fallire: dopo tutto è fallita.
Secondo il manager ticinese è strano che tutti i responsabili abbiano detto in seguito di aver fatto ogni cosa bene. Ogni persona coinvolta deve riflettere e ammettere i propri errori, anche se è difficile: «Dobbiamo imparare dai nostri sbagli».
Il numero uno di UBS ha anche negato una volta ancora che la sua società disponga di una garanzia statale implicita. Per Ermotti si tratta di un'opinione sbagliata: questo si vede da una parte osservando l'operato delle agenzie di rating, che valutano in modo diverso le banche cantonali con garanzia statale o con garanzia statale implicita, e dall'altra guardando alle differenze quando si tratta di finanziamenti.