Secondo un’indagine di Deloitte cresce la domanda dei collezionisti Millennial e GenZ.
LUGANO - Secondo un’indagine di Deloitte cresce la domanda dei collezionisti Millennial e GenZ. Ma il fatturato globale delle case d’asta è in calo per le incertezze macroeconomiche e le tensioni geopolitiche
Dopo un 2022 da record, il mercato dell’arte ha vissuto un 2023 di fisiologico assestamento, registrando un calo di fatturato complessivo a livello globale del 3% circa (-18,2% se viene incluso l’impatto positivo non ricorrente delle Single Owner Collection, ovvero speciali aste di collezioni private). La sostanziale stabilità del fatturato è causata soprattutto dalle incertezze macroeconomiche e dalle nuove tensioni geopolitiche che hanno caratterizzato la seconda metà dell’anno con impatto di prudenza sia dal lato degli acquirenti che da quello dei venditori. È quanto emerge dall’edizione 2024 del report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private, presentato nei giorni scorsi durante la Mia Photo Fair di Milano.
«Uno dei ei trend più interessanti emersi dal nostro report di quest’anno è quello della crescita dei nuovi acquirenti tra le generazioni più giovani, soprattutto under 40, che continuano a trainare la domanda come diretta conseguenza della digitalizzazione e delle strategie di espansione delle principali major», commenta Barbara Tagliaferri, Partner e Art&Finance Coordinator di Deloitte Italia. «I nuovi acquirenti hanno determinato, negli ultimi anni, una crescente attenzione per alcuni artisti millennial ultra-contemporanei, nonché per i beni della categoria del lusso, tra cui design, borse e gioielli».
Christie’s ha registrato un +35% di nuovi clienti, di cui oltre un terzo è costituito da Millennials. Anche Sotheby’s e Phillips dichiarano che del 40% di nuovi offerenti un terzo è costituito dalla generazione dei Millennial. E oggetto del desiderio di molti nuovi collezionisti, spesso giovani che hanno fatto fortuna con l’economia digitale, si confermano essere i Passion Assets, come borse, sneaker, orologi e vini. Anche il settore dei beni di lusso continua a registrare record e rappresenta una porta d’ingresso per nuovi potenziali clienti. Dominano orologi e design, come dimostrano i risultati delle major e in particolare di Phillips, che ha registrato il tutto venduto nelle aste online dedicate agli orologi e una crescita del +45% per le aste di design.
Gli Stati Uniti, con New York, continuano a essere il mercato più attivo con un potenziale di crescita sostenuto da una forte e stabile domanda locale, con la più grande base di HNWI e Ultra-HNWI al mondo e una forte infrastruttura culturale. È rimasta sostenuta anche la domanda di beni da collezione in Asia, che aveva conosciuto notevoli complessità nell’ultimo triennio a causa della pandemia, e dove le major hanno investito negli ultimi anni per rafforzare la propria presenza, con particolare riferimento alla città di Hong Kong. Londra ha perso ancora terreno, come dimostrato dalle aste degli ultimi mesi dell’anno, conquistato in larga parte da Parigi, che beneficia degli ingenti investimenti di gallerie e fiere internazionali sulla capitale francese.
Tra i top lot dell’anno si segnala il diamante “The Bleu Royal”, il più grosso diamante blu (17,61 carati) mai venduto in asta, che ha totalizzato 44 milioni di dollari da Christie’s nel mese di novembre. Degno di nota anche il risultato registrato da Sotheby’s a maggio 2023 per la vendita della più antica copia di Bibbia andata in asta: è stata venduta per oltre 38,1 milioni di dollari con un’asta mono-lotto. Phillips ha continuato invece a brillare per il comparto orologi, con un altro anno di “white gloves” (tutto venduto) per le aste online e risultati brillanti nelle aste live in tutto il corso dell’anno.
Già nel 2022 si era assistito ad un calo nell’interesse per NFT e cryptoarte in asta e il 2023 conferma il trend di indebolimento di questo segmento. Nota positiva è l’introduzione di una regolamentazione specifica: il Regolamento MiCA, pubblicato nel giugno 2023 in Ue, costituisce uno tra i primi regolamenti nel contesto globale che mira a predisporre un quadro di normativa applicabile alle varie tipologie di cripto-attività. In Italia la Legge di Bilancio 2023 ha fornito indicazioni specifiche riguardanti il trattamento fiscale applicabile alle criptovalute, anche se non mancano i dubbi, vista l’assenza di una prassi già consolidata.
«Nonostante si sia finalmente registrato l’atteso calo dell’inflazione sia in America che in Europa, dopo il forte aumento del biennio 2021-2022, molte delle previsioni dell’anno basate su principi dati per assodati nel corso dei decenni di macroeconomia sono state deluse e per questo è necessario essere cauti sulle previsioni per il 2024. Una eventuale reticenza a vendere da parte dei collezionisti in possesso di opere outstanding, in attesa di tempi più propizi a causa dei possibili conflitti, potrebbe scatenare nel breve “l’effetto valanga”, già noto in questo mercato», ha concluso Pietro Ripa, Private Banker di Fideuram.