Per lo spettacolo e per le ossa dei piloti
Rivoluzione dal 2027.
LE MANS - A vederla così, in maniera quanto più possibile pragmatica, viene da dire che i piloti hanno vinto la loro battaglia.
Il cambio di regolamento, ufficializzato dalla Federazione internazionale e dalla Dorna, che entrerà in vigore per la MotoGP a partire dal 2027, può essere definito, volendo ricorrere a un accostamento cinematografico, a una sorta di… Ritorno al futuro. Vista l’escalation crescente a livello di prestazioni alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni, era infatti chiaro come ci fosse bisogno di una brusca frenata per provare a rimettere il pilota al centro del sistema moto.
Motori sempre più potenti, un’aerodinamica sempre più esasperata, una tecnologia sempre più sofisticata hanno, di fatto, reso sempre più complicato il lavoro di chi è in sella, mentre l’aumento esponenziale delle prestazioni ha iniziato a rendere i circuiti (non tutti, ma parecchi tra quelli in calendario) sempre più inadatti a ospitare la massima espressione del motociclismo. Un grido d’allarme che in questi anni hanno lanciato diversi piloti, Marc Marquez su tutti, dichiaratisi sempre più ostaggio degli ingegneri e della loro fantasia. I quali, fosse per loro, perversamente sarebbero anche felici di mandare in pista moto… senza guida, con mille diavolerie elettroniche e ingegneristiche a fare il “lavoro sporco”.
Ma al loro fianco, i piloti, che volente o nolente restano sempre i veri grandi protagonisti del Mondiale, in questa battaglia hanno anche trovato chi, come la Brembo, che fornisce i freni a tutta la griglia, o il fornitore di pneumatici Michelin, ha sollevato dubbi legati alla sicurezza, sempre più complicata da garantire visto l’incremento delle prestazioni. E il tema sicurezza, si sa, in MotoGP è sempre stato tenuto molto in considerazione da Carmelo Ezpeleta, numero uno della Dorna.
Il calo di cilindrata ma, ancor più, il bando di abbassatori e la limitazione della aerodinamica, dovrebbero permettere alle MotoGP di tornare a essere più umana, garantendo – almeno sulla carta – l’aumento dei sorpassi e delle battaglie, uno dei “fondamenti costituzionali” dei nuovi padroni di Liberty Media. Che poi i tempi, almeno all’inizio, saranno destinati a salire, dal punto di vista dello show non avrà chissà che importanza, visto che a livello di percezione, dal vivo come in televisione, non cambia nulla nel girare un paio di secondi più lenti.
Soprattutto, il nuovo regolamento permetterà a tutti di ripartire (o quasi) dallo stesso livello, così che, almeno in linea teorica, la Ducati potrebbe non avere lo stesso vantaggio di oggi e la Honda non navigare così a stento nelle paludi del fondo classifica, per una competizione ancora più allargata.
Infine, ed era un altro obiettivo della rivoluzione, si aprirà la porta a nuovi potenziali costruttori: se alla vigilia dell’ultimo grande cambio regolamentare del 2016, erano state Suzuki e Aprilia a rientrare nel giro, adesso il grande indiziato è la Bmw, che ultimamente, spronata anche dai successi di Toprak Razgatlioglu in Superbike, non fa nessun mistero dell’interesse crescente per la MotoGP.