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INDIMENTICABILI«Martin Brodeur è stato un rivoluzionario. Col fratello giocavo a baseball, faceva paura»

12.03.24 - 11:00
Brodeur, mister shutout, è un'icona dei Devils e della NHL. Tra un record e l'altro ha messo in bacheca anche 3 Stanley e 2 ori Olimpici
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«Martin Brodeur è stato un rivoluzionario. Col fratello giocavo a baseball, faceva paura»
Brodeur, mister shutout, è un'icona dei Devils e della NHL. Tra un record e l'altro ha messo in bacheca anche 3 Stanley e 2 ori Olimpici
Marco Baron: «Da piccolo seguiva il papà coi Montréal Canadiens ed era sempre in spogliatoio. Lo paragono a un attore che inizia a 3 anni. Anche col disco sul bastone era fortissimo…».
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NEWARK - Play-in nel vivo, playoff all’orizzonte: in Ticino l’hockey la fa da padrone e i giochi si sono fatti maledettamente seri. È il bello della post-season, dove ogni sera può nascere un nuovo eroe e in passato si sono scritti racconti memorabili. Imprese folli, rimonte o anche splendide cavalcate. Quelle delle squadre più forti, che partono coi favori del pronostico e arrivano in fondo in maniera lineare. Vada come vada per raggiungere il bersaglio grosso ci sono delle regole non scritte. Quali? Una di queste è semplicissima: serve un grande portiere. E allora quale occasione migliore per raccontarvi di uno dei più grandi di sempre, di quelli che - quando negli anni ‘90/2000 ci arrivavano immagini sfuocate da oltreoceano e le figurine “Fleer” erano ambitissime - sapeva farci sognare. 

Ha scritto record ed è diventato leggenda. Andate a Newark dalle parti del Prudential Center e troverete una statua in bronzo in suo onore (“The Salute”). Andate nella tana dei Devils e vi spiegheranno chi è Martin Brodeur, un Indimenticabile dello sport, un’icona nel suo ruolo inserito nella “Hall of Fame” e nella lista dei 100 più grandi giocatori di sempre della NHL.

Imago“The Salute”. La statua in onore di Martin Brodeur nei pressi del Prudential Center, attuale casa dei Devils.

Una vita trascorsa con New Jersey, portati ai vertici delle gerarchie. Nel 1990 lo hanno draftato in 20esima posizione assoluta, secondo tra i portieri dietro a Trevor Kidd (a Calgary probabilmente si mangiano ancora le mani). Per oltre 20 anni ha difeso la porta dei Devils, prima di un’ultimissima fugace esperienza a St.Louis (7 partite nel 2014/15, poi il ritiro).

Gioie e vittorie
In 21 stagioni ai Devils - di cui 8 con più di 40 vittorie - ha sempre portato la squadra ai playoff, tranne in quattro occasioni (tre di queste dopo il 2010). Con lui la franchigia è cresciuta di pari passo e, nel 1994/95, ha vinto la prima Stanley Cup della propria storia con performance enormi di Brodeur nella post season (1,67 gol subiti a partita). A cavallo del 2000 ci sono state annate eccezionali, con un roster che comprendeva altri campionissimi come Scott Niedermayer, Patrik Elias, Scott Gomez e il capitano Scott Stevens (per citarne solo alcuni).

ImagoMartin Brodeur celebrato in occasione del 20esimo anniversario del primo storico trionfo datato 1995.

Arrivarono come logica conseguenza altre due Stanley, nel 99/2000 e 2002/03. Successi collettivi e individuali. Brodeur ha vinto anche un Calder Trophy (Rookie dell’anno), 4 Vezina Trophy (miglior portiere) e 5 William M. Jennigs Trophy (minor % di reti subite avendo giocato almeno 25 match). Col Canada, del quale nel 2018 è stato anche General Manager ai Mondiali, ha conquistato due ori Olimpici (2002 e 2010).

Freshfocus/archivioImpegnato alle Olimpiadi del 2010 in un match tra Canada e Svizzera.

A suon di record
Nato a Montréal nel 1972, Brodeur ha chiuso la carriera in NHL con numeri impressionati. Ha giocato 1’471 partite, più di ogni altro portiere, ed è anche quello che ha ottenuto più vittorie (804, una marea calcolando che nei suoi primi anni di carriera c’erano anche i pareggi). Inarrivabile come numero di shutout in regular season (125). Comanda anche nei playoff, dove sono 24, uno in più dell’altro Indimenticabile Patrick Roy (che invece detiene il record di vittorie totali in post-season 151). 

Di Brodeur si ricordano bene gli Anaheim Ducks di Paul Kariya, che nel 2002/03 sono stati sconfitti nella finalissima a gara-7. Una serie tiratissima in cui il portierone ha firmato 3 shutout (7 totali nei playoff, superando il record detenuto da Hasek, 6). Ducks che erano alla loro prima finale e che, 4 anni dopo e sempre con l’ottimo Jean-Sébastien Giguère tra i pali, si sono rifatti vincendo la loro prima (e fin qui unica) Coppa Stanley.

Ma com’era Martin Brodeur? Lo chiediamo a chi ha conosciuto di persona il portierone e la sua famiglia
«Martin è cresciuto respirando hockey, era nel suo DNA ed è diventato senza dubbio uno dei più grandi - interviene Marco Baron, ex portiere NHL e apprezzato opinionista - Il padre giocava in porta e ha vinto una medaglia di bronzo col Canada alle Olimpiadi del 1956. Poi per tantissimi anni è stato il fotografo ufficiale dei Montréal Canadiens. Il fratello invece era un armadio (e detto da Baron è significativo, ndr). Con lui ho giocato a baseball a livello giovanile. Faceva paura». 

Record, ma non solo…
«Molti sono scolpiti nella roccia. Probabilmente inaccessibili e imbattibili, soprattutto gli shutout. Brodeur però è stato anche un rivoluzionario. Con le sue capacità tecniche - parlo a livello di bastone e gestione del disco - ha portato a un cambiamento nelle regole. La cosiddetta “Brodeur Rule”. Il trapezio dietro alla porta introdotto per limitare il raggio d’azione dei portieri. Quando aveva il disco era come un terzo difensore. Sapeva fare passaggi molto forti, decisivi. Era un talento completo con un fisico possente. In carriera ha segnato anche tre gol… (ride, ndr)».

Ai Devils è leggenda
«Non so quante stagioni ha disputato chiudendo con più di 70 incontri. Giocava sempre e sbagliava pochissimo. Ricordo che guardavo le partite per vedere i suoi movimenti. Per vedere cosa tirava fuori dal cilindro. Lo riassumo così: un muro, indistruttibile, bravissimo tra i pali e pure col disco. Nei loro anni migliori i Devils concedevano pochi tiri, se poi di fronte di trovavi Brodeur… addio. Nel 1996/97 ha finito la stagione con 1,88 reti incassate a partita (su 67 match, ndr). Per trovare una statistica migliore bisogna tornare indietro di oltre 40 anni. Altra era. Per tutti questi motivi è un intoccabile e la sua maglia numero 30 è stata ritirata. I Devils sono diventati grandi insieme a lui».

ImagoIl 6 febbraio 2016 i Devils hanno ritirato la sua maglia numero 30

Da piccolo, ci racconta Baron, ha respirato l’aria dei Canadiens
«Seguiva il papà con Montréal. Era sempre in spogliatoio. Lo paragono a un attore che inizia a 3 anni. Un “rimpianto” per gli Habs? Vista così può essere, ma loro avevano un certo Patrick Roy, altro mostro sacro. Lì c’è stato un grande dualismo. In generale si è vissuta un’epoca di grandi portieri e grande rispetto. Come dico sempre un giocatore di hockey resta un giocatore di hockey. Anche dopo la carriera. Brodeur ne è l’esempio perfetto e tutti, ancora oggi, lo ammirano».

ImagoCon New Jersey ha vinto 3 Stanley Cup (1995, 2000 e 2003).
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