Le mille domande dell’ex fidanzato della donna accusata di aver ucciso la figlia di otto anni.
BERNA - Il terribile fatto di sangue, che ha sconvolto la Svizzera intera, risale al febbraio del 2022 quando una bimba di otto anni è stata trovata morta nella foresta del Könizberg, vicino a Niederwangen. La rivelazione ancor più tremenda, dopo le indagini, è che a ucciderla sarebbe stata la madre colpendola alla testa con una pietra.
La cronaca seguente parla del processo a carico della mamma fissata per giugno. Ma dietro a questo fatto sconvolgente, si nasconde anche il trauma e i mille dubbi che da allora affollano la mente di un ex fidanzato della donna (rimasero insieme per un anno nel 2019), che a 20 Minuten confessa il suo stato d’animo e la decisione, forse, di assistere al processo.
La testimonianza - Tutto inizia il giorno successivo al delitto quando l’uomo vede sulla stampa una foto pixellata di mamma e figlia e immediatamente «le ho riconosciute. Appena ho letto della tragedia, sono rimasto shockato, non volevo crederci. Ho avuto un crollo psichico e ho dovuto chiedere aiuto».
E subito scattano i ricordi e compaiono le tante foto che ritraggono lui e la piccola quando l’uomo frequentava la mamma. «Fu un periodo meraviglioso. Eravamo come una piccola famiglia. Visto che la mamma lavorava la sera, spesso badavo alla piccola. La portavo dai nonni e la mettevo a letto regolarmente».
Tutto andò bene fino a quando il rapporto non si concluse. L’uomo, originario di Berna, venne anche ascoltato nel febbraio del 2022 dopo il fatto. «Gli agenti volevano sapere qualcosa sulla nostra relazione e che legame avevamo al momento del crimine. Hanno anche voluto vedere la cronologia delle nostre chat».
Lo shock seguente alla morte ha portato l’uomo a recarsi diverse volte al monumento commemorativo di Niederwangen e sulla presunta scena del crimine nel bosco. Successivamente ha creato anche un piccolo memoriale con foto e cimeli nel suo appartamento. Si siede ancora lì regolarmente oggi e rievoca alcuni dei suoi ricordi.
Negli ultimi due anni ha letto quasi tutti gli articoli sull'orrore nel Könizbergwald. «Ciò che è stato riferito sulla mamma non corrisponde alla persona che conoscevo una volta. Allora si prendeva sempre molta cura di sua figlia. Non so cosa sia successo nel periodo successivo alla nostra separazione».
E il pensiero è fisso ancor di più ora che l’uomo è papà. «Non potrei mai fargli niente. Il pensiero che avrei potuto amare un'assassina è terribile. Più ci penso e più si conoscono i dettagli del delitto, più entro in una spirale di pensieri dalla quale difficilmente riesco a uscire», aggiunge
Processo - Il bernese sta considerando se partecipare al processo come spettatore. «Da un lato vorrei vedere cosa dice la mamma sulla vicenda ma d'altra ho paura di non riuscire a sopportarlo e che la tristezza o la rabbia mi assalgano»