Cosa è giusto dire e cosa no? È una domanda che ci si pone sempre più di frequente. Ma a che prezzo? Le voci contrastanti della "piazza".
«Società sempre più paranoica – sostiene Orlando Del Don, psichiatra e psicoterapeuta –. La morale si impara col tempo. Nella relazione con gli altri. Anche sbagliando».
BELLINZONA - Stritolati dal politicamente corretto. Da chi ci dice cosa dire e cosa non dire. Sempre più persone si ritrovano in difficoltà nel doversi esprimere. Sia pubblicamente, sia privatamente. «La sensazione è concreta – conferma Orlando Del Don, psichiatra e psicoterapeuta –. La gente non ne può più. Però allo stesso tempo ha anche paura di esprimersi».
«Una sana parolaccia» – Per le vie di Bellinzona tio.ch raccoglie qualche parere. «Riesco ancora a dire una sana parolaccia – afferma Giorgia –. È giusto buttare fuori quello che si pensa anche se altri non sono d'accordo. E se qualcuno si offende, pazienza». «Io non sono politicamente corretto – precisa Ivano –. E parlo come mangio».
"Esploso" coi social – «Ci sono momenti in cui è utile essere politicamente scorretti. Per me si può dire anche qualche parolaccia. Non sono un puritano», sostiene Stefano. Del Don spiega: «Il trend del politicamente corretto è partito negli anni '30 del secolo scorso negli Stati Uniti, si è sviluppato negli anni '60 ed è arrivato a uno stato di controllo totale con l'avvento dei social network».
«Libertà d'espressione» – «Trovo brutto che adesso ci si offenda per qualsiasi cosa – sottolinea Tommy –. Se uno non può dire più niente, non c'è libertà di espressione».
«Collegare la bocca al cervello» – «Ogni tanto questo clima è pesante – osserva Camilla –. Però trovo sia comunque giusto stare attenti. Molto spesso si pensa che si possa dire tutto. In realtà sarebbe buono interrogarsi sempre su quello che si sta dicendo e collegare la bocca al cervello».
«Le parole hanno un peso» – Pasqualina ha la sua opinione: «Bisogna stare attenti a quello che si dice. Le parole hanno un peso. Possono ferire. Chiunque nel corso della vita può essere ferito da una parola».
Paranoia – «Stiamo diventando sempre più una società paranoica – puntualizza Del Don –. Si teme di essere perseguitati, attaccati, squalificati, emarginati dal sistema se si dice qualcosa di "fuori posto". Quindi la gente preferisce non impegnarsi. Non esporsi. Assistiamo alla cosiddetta globalizzazione dell'algoritmo. L'algoritmo tende a semplificare tutto. A fare in modo che ci sia solo una scelta tra il bianco e il nero. Invece la vita è fatta di sfumature».
Appiattimento – Il danno a livello sociale può essere enorme. «Così non è più possibile essere creativi e originali – precisa Del Don –. Le grandi rivoluzioni sono partite dalle persone eccentriche. Non normalizzate. Quanto sta accadendo porta a un appiattimento del livello mentale e culturale».
«Non si può decidere di non essere sé stessi» – Sullo sfondo su cui si muove il politicamente corretto cresce la paura di sbagliare. «L'individuo deve fare esperienza – tuona il terapeuta –. Se sbaglia, paga. D'altra parte la morale si impara negli anni. Anche nella relazione con gli altri. Non deve essere sancita dall'esterno perché altrimenti ci impedisce di pensare. Uno non può decidere di non essere sé stesso».