Lo pensano gli analisti di Credit Suisse, e spiegano perché
ZURIGO - Per la prima volta da oltre sette anni, oggi un euro è costato temporaneamente meno di un franco. Ciò non indurrà la Banca nazionale svizzera (BNS) a intervenire massicciamente, affermano esperti di Credit Suisse (CS) in uno studio pubblicato questa sera.
La BNS difficilmente prenderà misure specifiche per prevenire un ulteriore apprezzamento del franco, e questo per due ragioni, si legge nel documento. In primo luogo, il rischio di deflazione è scomparso e con esso uno dei principali argomenti della BNS per indebolire il franco. Gli analisti di CS fanno riferimento al tasso d'inflazione annuale di febbraio, che era del 2,2%, e stimano che il rincaro si assesterà intorno al 2% nei prossimi mesi.
In secondo luogo, il tasso di cambio corretto per l'inflazione e ponderato per il commercio non ha ancora raggiunto livelli estremi. Con un cambio di 1,00 franchi per un euro, il tasso di cambio reale risulterebbe di circa il 2% al di sotto del livello del gennaio 2015, quando la BNS ha abbandonato il saggio minimo con l'euro. Rispetto al picco della pandemia di Covid-19, è inferiore dell'1,3%, hanno indicato gli esperti.