Tre associazioni di musulmani in Bosnia hanno proposto la candidatura del presidente turco
SARAJEVO - Tre associazioni di musulmani bosniaci, la Preporod di Foca, in Bosnia orientale, quella dei giuristi democratici e l'altra dell'amicizia bosniaco-turca Bosfor, hanno deciso di candidare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan al Nobel per la pace.
Erdogan, recita un comunicato congiunto, «è riuscito, nella notte del 15-16 luglio, a difendere dai moderni barbari, con mezzi legali e legittimi, con l'aiuto ed il sostegno del popolo, le istituzioni» turche. La notizia è stata pubblicata dal portale Kliks.ba col titolo «Non è uno scherzo».
Diritti umani inalienabili - «Una sospensione della convenzione europea dei diritti umani è prevista, ma non è una deroga in bianco: i diritti fondamentali sono inalienabili»: lo ha detto a Washington l'Alto rappresentante per la politica estera Ue Federica Mogherini alle agenzie italiane, a margine della conferenza ministeriale della coalizione globale anti Isis.
Mogherini ha ribadito l'appello alle autorità turche a rispettare lo stato di diritto dopo il tentato golpe.
Il Consiglio d'Europa attende... - «Attendiamo a breve una notifica dalla Turchia al segretario generale del Consiglio d'Europa di una deroga alla convenzione europea dei diritti umani»: lo ha detto il portavoce dell'organizzazione, Daniel Holtgen, interpellato dall'agenzia di informazione italiana Ansa.
La possibilità per uno Stato membro del Consiglio d'Europa a una deroga è prevista dall'articolo 15 della convenzione. Lo stesso articolo sancisce che la deroga non si applica al rispetto degli obblighi degli articoli 2 (diritto alla vita), 3 (che proibisce la tortura e pene e trattamenti inumani e degradanti), 4 (che proibisce la schiavitù) e l'articolo 7 che vieta di condannare chiunque per un'azione che quando è stata commessa non era un reato. L'articolo 15 prevede anche che lo Stato che eserciti il diritto di deroga alla convenzione informi il segretario generale del Consiglio d'Europa delle misure prese.
È importante sottolineare, afferma il portavoce del Consiglio d'Europa, che anche in caso uno Stato ricorra all'articolo 15, spetta alla Corte di Strasburgo determinare se le misure prese rispetto a singoli individui hanno rispettato i criteri dettati dalla convenzione, in particolare quello della proporzionalità.