Sviluppare le automobili tra i cordoli della Nordschleife ultimamente è diventato più un argomento di vendita che un reale beneficio per l’automobile. Ma come si comporta un’automobile cui è stata dedicata addirittura una versione speciale?
Andare alla Nordschleife negli ultimi anni è diventato quasi una routine. L’arrivo in automobile lungo l’A5 godendosi le autostrade prive di limiti di velocità oppure l’atterraggio Francoforte, e da li puntare verso Ovest. Può essere difficile da capire per chi non l’ha mai provato, ma nel momento in cui inizi ad addentrarti nelle verdi, nuvolose colline dell’Eifel e t’immergi vieppiù nella fitta vegetazione tipica della regione iniziano ad affiorare emozioni, ricordi, gioie. Anche per chi come il sottoscritto capita da queste parti in media una volta al mese, sia per le prove di qualche nuova vettura o per partecipare (e vincere) ad alcune gare del campionato VLN, forte quindi di una certa esperienza data da un numero di giri percorsi relativamente elevata, è sempre un’emozione nuova, come fosse la prima volta. Quasi una dipendenza, perché ogni giro in più che percorri automaticamente si traduce in un giro in più che vorresti fare. Starvi lontano per troppo tempo causa quel tipo di crisi di astinenza che sembra apparentemente colpire anche i partecipanti della Mille Miglia.
UNA VECCHIA CONOSCENZA - Questa volta al Nürburg ci ha portato la voglia di realizzare una cosiddetta “prova del nove”. Questo leggendario circuito lungo poco più di 20 chilometri negli ultimi tempi ha conosciuto un successo di pubblico che ha dell’incredibile, tanto che quest’intera regione discosta riesce a vivere del (quasi) solo indotto generato dal nastro d’asfalto più impegnativo del pianeta. Sebbene siano diversi i costruttori che ve ne siano avvalsi per lo sviluppo di automobili già in passato, avere un centro prove qui oggi rappresenta un importante tassello nell’immagine delle automobili – in particolare prestazionali – nonché un forte argomento di vendita. Spesso lo sviluppo tecnico (o presunto tale) tra i cordoli della Nordschleife non porta però dei reali benefici alla dinamica del veicolo, ma cosa succede quando un costruttore parecchio legato a questo magico posto dedica ad esso addirittura una versione speciale di una sua automobile? Ci riferiamo in questo caso alla Opel Corsa OPC Nürburgring Edition, sul mercato da ormai due anni ma sempre ancora una delle nostre “piccole pesti” preferite nonostante il passare degli anni e l’arrivo di nuove, fresche, numerose concorrenti. Memorabile il nostro servizio sul Passo dello Stelvio realizzato nell’estate di due anni fa, protagoniste anche le splendide foto realizzate dal “nostro” Davide Saporiti. Ci aspettano quindi due giornate in cui il tracciato è quasi tutto per noi, sfruttando da un lato un corso di guida indetto da “Scuderia S7” e dall’altro i turni di prova dedicati ai costruttori. In totale abbiamo percorso oltre quattrocento chilometri su e giù per il circuito, ma anziché raccontarvi lo svolgimento degli stessi, preferiamo portarvi con noi in un ipotetico “giro ideale” in cui le sezioni più significative permettono di verificare le caratteristiche dei un’automobile in cui abbiamo riposto molta fiducia ed elevate aspettative. Il tutto, per chi lo desiderasse, accompagnato da un video di uno dei tanti giri.
IL GIRO “IDEALE” - Il passaggio dal piccolo rettilineo di partenza, con l’avvio del cronometro per il rilevamento del tempo sul giro, ti trasmette sempre quel po’ di determinazione per lanciarti verso la prima discesa caratterizzata da una doppia curva a destra in cui bisogna sfruttare tutta la larghezza della pista facendo attenzione a non perdere il posteriore. Poco più avanti, all’Hatzenbach, il passo corto della Corsa aiuta non poco nei repentini cambi di direzione, ma il bello deve ancora venire. Prima di tutto il tuffo, la compressione, la salita e l’accenno di salto che s’incontra alla Quiddelbacher Höhe non sembrano, nonostante la sua leggerezza, indurle particolare nervosismo. Nemmeno quando, una volta che tutte e quattro gli pneumatici acquisiscono nuovamente il pieno contatto con l’asfalto, bisogna inserirsi velocemente a destra nella curva “Flugplatz”. La tensione ora inizia a salire perché con l’acceleratore a tavoltetta si mette la quinta, poi la sesta. Poco oltre il dosso arriva il famigerato “Schwedenkreuz”: si frena, si scala una marcia, si gira il volante a sinistra cercando di non avvicinarsi troppo ai cordoli, e inevitabilmente in cima al dosso il posteriore si alleggerisce cercando di allargare la traiettoria – il tutto poco sotto i 200 orari. Ma la Corsa OPC Nürbrgring Edition, avendo un differenziale anteriore lamellare autobloccante, ha sempre l’asso della manica quando lungo la Nordschleife il retrotreno si mette in testa “strane” idee. La soluzione in questi casi? Tenere giù! Non si sa come e per quale motivo, ma l’avantreno trova sempre aderenza e riesce a ristabilizzare l’auto in qualsiasi situazione, tanto che ogni tanto per determinare il tipo di percorrenza della curva basta giocare con l’acceleratore, quasi si guidasse una trazione posteriore al contrario. Tempo di riprendere fiato, frenare fino in terza, e giù in discesa fino alla Fuchsröhre, uno dei miei passaggi preferiti ma anche uno di quelli che richiede più coraggio. Già in uscita si mette la quarta, la quinta arriva in un attimo. Si cerca di tracciare un rettilineo sfiorando i cordoli, una volta a sinistra, una volta a destra e poi ancora una volta a sinistra. Gli ammortizzatori a gas firmati Bilstein sviluppati appositamente per la Nürburgring Edition svolgono un eccellente lavoro assorbendo tutte le sconnessioni e gli avvallamenti senza mai scomporla. Incredibilmente arrivi anche a mettere la sesta, raccogli quel po’ di determinazione che non ti fa alzare il piede dal pedale destro, e con l’indicatore di velocità attorno ai 215 all’ora sterzi leggermente a sinistra e ti prepari a subire la compressione più forte del circuito. Essendo la Corsa OPC una piccola sportiva con “soli” 210 cavalli mi sarei aspettato che le sezioni più entusiasmanti sarebbero state quelle più lente, in cui l’agilità e la leggerezza sarebbero spiccate sul resto della vettura. Certo: a Kallenhard, Wehrseifen, o nei pressi della Höhe Acht i soli 1'300 chili segnati sulla bilancia ti permettono di frenare molto tardi, di lanciarti in curva con maggiore foga, il passo corto rende il tutto più giocoso e stuzzicarla con i rilasci aiuta persino negli inserimenti. Ma questi, come detto, sono gli obblighi minimi per una compatta sportiva delle dimensioni di una Corsa OPC. Ciò che invece non ti aspetti è come si comporti una volta messa la quarta, o anche oltre. Quando insomma il ritmo inizia a diventare quello solitamente più congeniale a vere e proprie vetture sportive. Ma che tu debba aggredire i cordoli al Wippermann o saltare al Pflanzgarten non soffrirai mai di veri e propri complessi d’inferiorità poiché in ogni singola curva del circuito sembra trovarsi a suo agio. Solo sul rettilineo che dalla Döttinger Höhe ti porta all’Antoniosbuche ti accorgi che i cavalli sono quelli che sono, ma di automobili capaci di andare forte sui rettilinei sfigurando altrove ne è già pieno al mondo. All’innata agilità da divoratrice di curve delle piccole sportive la Corsa OPC Nürburgring Edition unisce la maturità, la compostezza, la determinazione e le qualità tecniche di vetture prestazionali dalle caratteristiche costruttive assai diverse da quelle di un’automobile che, nelle versioni “civili”, nasce per viaggiare dalla casa al supermercato. E per l’ennesima volta, mentre in sesta piena affronti il Tiergarten per riavvicinarti al rettilineo di partenza, ti rendi costo che questa è veramente un’automobile messa a punto con tanto amore e tanta passione per quello che considero il circuito più bello, emozionante ed affascinante del mondo. Come un vestito su misura fatto per il circuito. O, viceversa, come se questo circuito fosse stato costruito apposta per lei.