Concilio mondiale degli aramei siriaci
In Siria, i cristiani sono nuovamente sotto attacco. Tuttavia, questa volta da parte di coloro che fino ad oggi erano considerati vittime, ovvero i curdi. Con una mossa scioccante, le milizie curde YPG hanno scatenato un’ondata di costanti intimidazioni, minacce ed attacchi ai danni degli ultimi cristiani Aramei del nord est della Siria. Il WCA condanna questa campagna terroristica contro la minoranza vulnerabile e richiama i media, i politici e le organizzazioni dei diritti umani a denunciare apertamente e di contribuire alla fine di queste politiche segrete costituite da processi demografici.
IL RECENTE ASSASSINIO DEI CRISTIANI
Lunedì, 11 gennaio 2016, i combattenti curdi dell’YPG hanno ucciso Gabriel Henry Daoud e ferito diversi membri del “Sootoro”, la difesa degli Aramei di Qamishli, nord est della Siria e città confinante con Nusaibin (sud est della Turchia). I testimoni hanno dichiarato che le milizie curde hanno aperto il fuoco all’improvviso contro le guardie del Sootoro, quando questi ultimi si erano avvicinati al checkpoint nel distretto cristiano di alWusta.
Questa attacco segue i bombardamenti del 30 dicembre 2015, quando 13 cristiani (nove aramei e quattro armeni) hanno perso la vita a Qamishli. Inizialmente alcune fonti non confermate, affermavano la responsabilità dell’ISIS come fautore delle esplosioni suicida nel Café Gabriel, Ristorante Miami e nella zona di una chiesa locale.
Ciò nonostante, i testimoni hanno confermato che delle borse contenenti l’esplosivo furono piazzate da sconosciuti e che una quarta bomba fu disinnescata poco prima dell’esplosione; nessun attacco suicida ha avuto luogo. Di conseguenza, il Sootoro ha rinforzato le misure di sicurezza disponendo dei checkpoint. Recentemente le milizie curde insistevano nel rimuovere questi checkpoint e successivamente hanno aggredito quello di alWusta. Fonti locali dichiarano che questo assalto, le crescenti tensioni e altri sviluppi allarmanti hanno nutrito i sospetti per cui le milizie curde YPG siano coinvolte, se non i diretti responsabili per quanto riguarda i recenti attacchi a Qamishli.
I CURDI NON SONO INNOCENTI
Nell’ovest, i curdi sono spesso considerati come popolo senza terra e come vittime nelle mani dei turchi ed arabi, e che meritano la loro terra nel nord Iraq, nord est della Siria e nel sud est della Turchia. Inoltre, da quando i curdi vengono valorizzati come alleati nella guerra contro l’ISIS, questo popolo di “innocenti” riceve gli armamenti e altri tipi di supporto dai paesi occidentali. Ciò che non è risaputo, sono gli inconvenienti e le vere conseguenze che difficilmente attirano l’attenzione dei media.
Negli ultimi anni, i curdi si sono propagati nel nord est della Siria chiamata da loro stessi “Rojava” (Kurdistan dell’est), mirando all’autonomia o ad uno stato indipendente del Kurdistan, che essenzialmente deve unirsi con il Kurdistan iracheno ed anche al sud est della Turchia, che tra l’altro hanno dichiarato autonomo. In realtà, le origini del popolo curdo risalgono all’attuale Iran e la loro lingua appartiene alla famiglia del nord est iraniano.
Pochi sono a conoscenza di ciò ed in particolar modo del fatto che nell’ultimo secolo, i curdi stessi hanno giocato un ruolo fondamentale nella pulizia etnica del popolo degli Aramei nel sud est della Turchia e nel nord dell’Iraq. Ancora meno, sono coloro che osano menzionare la politica clandestina della curdifizzazione odierna del nord est siriano.
L’YPG è la branca militare dell’Unione del Partito Democratico (PYD), un partito politico importante dei curdi siriani che a sua volta è un ramo del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Cosi come il PKK negli anni ’90 organizzò, finanziò e manovrò alcuni aramei nel sud est turco, anche il PYD applica le stesse tattiche “dividi et impera” in Siria. Al di fuori del Sootoro, il PYD gestisce un piccolo gruppo di dissidenti coperti dal libro paga e sotto il comando curdo, chiamato “Sutoro”, che sorprendentemente non ha rilasciato dichiarazioni in merito all’assalto; le loro forze armate al di fuori di Qamishli sono conosciute come “Concilio Militare Siriaco”.
Il 2 novembre 2015, sedici organizzazioni cristiane hanno condannato il PYD, accusandolo di curdifizzare il nord est siriano. La pianificazione di trasformare questa parte della Siria nel Kurdistan, include l’applicazione della lingua curda e di curriculum nelle scuole; costringe a tasse speciali e al reclutamento ai non curdi; l’occupazione delle infrastrutture appartenenti agli Aramei, ecc. Nel giugno 2014 e nell’ottobre 2015, l’osservatore dei diritti umani ha riportato un numero ben definito dei crimini commessi dall’YPG, incluse le evacuazioni forzate, demolizioni di abitazioni, sequestro e la demolizione di proprietà.
GLI INDIGENI ARAMEI CRISTIANI SONO LE VITTIME REALI
Storicamente, il nord est siriano non è mai stata la patria dei curdi e nemmeno parte dell’area geografica chiamata Kurdistan. Il WCA denuncia questa forma di irredentismo, che unisce le nostre terre a quelle di uno stato inesistente. Il fatto deplorevole per cui gli Aramei furono costretti a lasciare la loro patria è stato completamente sfruttato, nella stessa maniera testimoniata nel sud est della Turchia e nel nord Iraq, dove gli Aramei erano la maggioranza nella loro madre patria, fino a quando vennero decimati ed espulsi. Dal 2011, il 70% degli Aramei di Qamishli sono fuggiti: oggi sono rimaste 4’000 famiglie aramee (appartenenti alla chiesa siro ortodossa e cattolica, caldea ed assira) nel bel mezzo di centinaia di migliaia di persone.
Se ad ogni popolazione fosse legalmente e storicamente riconosciuta l’autonomia o l’indipendenza, gli Aramei oggi sarebbero gli indigeni della Siria. Questo Paese ha adottato il nome “Siria” dai greci e dai romani, infatti l’origine semitica di quest’area geografica è sempre stato “Aram”: la patria dei regni aramei ben conosciuti dalla Bibbia, della lingua e letteratura aramaica, della formazione del primo cristianesimo nel medio-oriente, ecc. Qamishli stessa, il cui sindaco odierno è Arameo, fu fondata nel 1926 dagli Aramei che fuggirono dall’appena nato stato turco.
COSTRUIAMO INSIEME IL FUTURO DELLA SIRIA
Gli Aramei sono divenuti una minoranza vulnerabile ed una comunità minacciata nella loro madrepatria. Perciò ci appelliamo ai siriani, inclusi i curdi siriani, ed ai governi del mondo:
1. Permetteteci, a noi Arabi, Curdi ed Aramei, di realizzare che l’ISIS e gli altri gruppi jihadisti sono il nostro nemico comune, che minaccia le nostre vite e pertanto non dobbiamo combatterci ed indebolirci
a vicenda;
2. Permetteteci, guidati dalla giustizia, dignità ed uguaglianza, di cercare la riconciliazione, le risoluzioni pacifiche per tutti i punti di vista e per la coesistenza armoniosa dei diversi gruppi etnico-religiosi;
3. Permetteteci di proteggere l’integrità del territorio siriano, di restaurare il suo carattere secolare e ristabilire il suo unico mosaico etnico, culturale e linguistico, piuttosto che perseguire le politiche ed
agende individuali e aspiranti separazioni;
4. Permetteteci di esigere una nuova Costituzione della Siria che protegga e valorizzi tutti i suoi popoli come pari cittadini, garantendo loro i diritti individuali e collettivi, senza scartare dal discorso il tipo di
stato che figuriamo per la nostra amata madrepatria.