M13 è stato ucciso. Perché tutto è avvenuto così in fretta? In una conferenza stampa sono stati spiegati tutti i perché
POSCHIAVO - E' in corso la conferenza stampa in cui i rappresentanti delle autorità grigionesi spiegano i motivi dell'abbattimento di M13, l'orso ucciso in una località imprecisata della Valposchiavo. A prendere per primo la parola è stato il Consigliere di Stato Mario Cavigelli. "Ieri non è stato un bel giorno" ha dichiarato Cavigelli, ma il suo abbattimento è stato un passo necessario". Una decisione che è stata presa dopo aver constatato che l'orso si era ripetutamente spinto in zone popolate e che dopo il suo risveglio dal letargo la sua indole si era riconfermata "cattiva".
Cavigelli spiega che per convivere con l'essere umano l'orso deve essere accettato dalla popolazione e contemporaneamente ci deve essere un ampio sostegno all'ente pubblico.
Franziska Schwarz, vicedirettrice dell'Ufam, ha dichiarato che la decisione presa è stata giusta. "Gli orsi possono rappresentare un rischio per le persone ed è quindi necessario e importante informare la popolazione. Quello dell'Ufam non è un "No" agli orsi tout-court, bensi' è un "No" agli orsi che hanno perso il timore nei confronti degli esseri umani.
Dopo Schwarz a prendere la parola è stato Reinhard Schnidrig, capo sezione Caccia, pesca e biodiversità dell'Ufam, che ha spiegato il concetto di "Orso Svizzero". "La domanda che dobbiamo porci - ha dichiarato Schnidrig - è 'cosa fare quando un orso causa dei problemi?'. Schnidrig risponde che "rinchiuderlo corrisponderebbe ad una detenzione a vita. E questa sarebbe una tortura ancora piu' grande che abbatterlo".
"M13 ha ucciso pecore, è entrato in abitazioni e questa situazione non poteva piu' essere tollerata" ha aggiunto Schnidrig, che ha concluso il suo intervento dicendo che "non è stato semplice abbattere un animale cosi' bello".
Schnidrig ha lasciato la parola a Georg Brosi dell'ufficio Caccia e pesca del canton Grigioni. "In natura non si può mai ottenere cio' che si vorrebbe avere" ha spiegato Brosi, che ha sottolineato l'importanza dell'informazione alla popolazione. Brosi ha mostrato attraverso una cartina i movimenti tra Italia e Svizzera dell'orso e ha citato l'incontro di M13 con due turisti. Più che incontro si dovrebbe parlare di avvistamento vista la distanza tra i due turisti e l'orso stimata attorno ai 70 metri. E poi c'è stato il caso della ragazzina 14enne che ha subito uno choc alla vista di M13 . "E' quindi iniziata la discussione sull'abbattimento" ha continuato il rappresentante dell'Ufficio Caccia e pesca grigionese - il susseguirsi degli avvenimenti sono stati decisivi. Il rischio che potesse succedere qualcosa di grave sussisteva". E ha poi aggiunto: "Per nessun guardiacaccia è un bel compito dover abbattere un animale e preferirebbe poter continuare a seguire l'orso".
Finita la presentazione è stata la volta dei giornalisti che hanno posto delle domande ai presenti. Una giornalista ha chiesto se non vi fosse stata la possibilità di trasferire l'orso in un parco. Brosi ha risposto che per M13 non vi era posto e che un ritorno in Italia non sarebbe stato possibile, in quanto era un orso pericoloso". Inoltre Brosi ha sottolineato ancora una volta l'importanza da parte della popolazione di dover accettare un animale come un orso.
Brosi ha poi precisato che non saranno forniti dettagli inerenti l'abbattimento e che il nome del guardiacaccia che ha ucciso M13 resterà segreto e che non saranno pubblicate fotografie dell'animale morto.
M13 sarà imbalsamato ed esposto al Museo Naturale di Coira insieme a JJ3.