Il processo era stato archiviato nonostante "il reato sia stato commesso". La frase non era però piaciuta al religioso, che ha vinto il ricorso al TF
GINEVRA - La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo condanna la Svizzera per aver violato il principio della presunzione d'innocenza nei riguardi di un prete indagato a Ginevra per presunti abusi sessuali. Al sacerdote è stato assegnato un indennizzo di 14'400 franchi per torto morale e 18'000 franchi per le spese giudiziarie.
Sospettato di aver abusato sessualmente di due ragazze agli inizi degli anni Novanta, il prelato aveva ammesso in un primo tempo i fatti, prima di ritrarsi. Nel 2008 il procuratore generale di Ginevra Daniel Zappelli aveva deciso di archiviare il procedimento dato il termine di prescrizione ormai scaduto, benché - aveva scritto esplicitamente - "il reato sia stato effettivamente commesso".
Il prete aveva interposto ricorso al Tribunale federale al fine di ottenere la cancellazione di questa frase, i cui termini erano stati fra l'altro ripresi dalla stampa locale. Ora Strasburgo gli ha dato ragione, ritenendo che la frase controversa e le successive decisioni di giustizia abbiano omesso di rispettare la presunzione d'innocenza.