LOSANNA - Il Tribunale Federale (TF) ha sospeso fino al 31 gennaio il procedimento relativo al trasferimento all'Italia di circa un miliardo di euro bloccati in Svizzera, in relazione al maxiprocesso per il disastro ambientale provocato dall'acciaieria Ilva di Taranto (Puglia).
Le parti in causa attualmente stanno infatti cercando una soluzione concordata, riferisce oggi la stessa suprema corte in merito al ricorso dell'Ufficio federale di giustizia (UFG).
Su richiesta della procura di Milano, il ministero pubblico zurighese nell'agosto del 2013 aveva bloccato alcuni fondi presso l'UBS per sospetto di amministrazione infedele, riciclaggio di denaro e altri delitti.
Due anni dopo, nel 2015, le autorità zurighesi hanno "scongelato" la somma con il benestare dell'UFG. Ma nel novembre dello stesso anno il Tribunale penale federale (TPF) si è opposto al trasferimento del miliardo di euro, sottolineando che la decisione di dar seguito alla richiesta dei magistrati milanesi era inficiata da «vizi particolarmente gravi»: «L'origine delittuosa dei valori patrimoniali è probabile ma non manifesta, cosicché una restituzione anticipata all'Italia è esclusa».
Secondo il TPF, il Ministero pubblico zurighese ha "aggirato" le regole dell'assistenza giudiziaria. Inoltre le disposizioni legali italiane avrebbero per effetto di trasformare i valori confiscati in Svizzera in prestiti obbligazionari della società Ilva. «Beni patrimoniali sarebbero così sostituiti da titoli che non sarebbero equivalenti, ma probabilmente spogliati di tutto il loro valore o con un valore ampiamente inferiore». Per i giudici di Bellinzona procedere alla consegna della somma equivarrebbe a una espropriazione senza giudizio penale.
Il processo - Il maxiprocesso Ilva, iniziato il 20 ottobre del 2015, concerne decine di industriali, funzionari e responsabili politici italiani perseguiti per l'inquinamento ambientale provocato dalla più grande acciaieria del sud Italia. L'elenco delle contestazioni comprende, tra gli altri, i reati di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento delle acque o di sostanze alimentari, concussione aggravata, corruzione in atti giudiziari, getto pericoloso di cose, omissione di atti di ufficio, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro, due omicidi colposi.
Il caso Ilva, che riguarda l'ambiente, il sociale, la giustizia e l'economia, è particolarmente importante a Taranto dove la procura attribuisce alle emissioni tossiche almeno 400 decessi. L'impresa, pesantemente indebitata e sull'orlo dell'asfissia finanziaria, è stata provvisoriamente nazionalizzata in gennaio.
Tra i 47 rinviati a giudizio - 44 persone fisiche e tre società - vi sono Nichi Vendola, ex presidente della Regione Puglia, il deputato il deputato Nicola Fratoianni (Sinistra ecologia libertà, Sel), l'ex presidente della Provincia di Taranto Giovanni Florido e due fratelli della famiglia Riva (Nicola e Fabio) proprietaria dell'impresa.