Il Tribunale federale di Losanna ha chiuso il caso riguardante l'acciaieria di Taranto e del miliardo e 300 millioni di euro bloccati in Svizzera
LOSANNA - Il Tribunale federale (TF) ha messo un punto finale alla vicenda dell'acciaieria Ilva di Taranto e dei fondi - 1,3 miliardi di euro - bloccati in Svizzera dal 2013: un accordo è stato concluso e il denaro intestato alla famiglia Riva è stato restituito nel frattempo all'Italia.
Nella sentenza pubblicata oggi, il TF indica che l'ultimo ricorso presentato a Losanna è ormai privo di oggetto. Rivela inoltre che un accordo è stato concluso fra gli eredi della famiglia Riva - proprietaria della Ilva prima della sua nazionalizzazione provvisoria - e le autorità italiane.
Su richiesta della Procura di Milano, la Procura del canton Zurigo aveva bloccato nell'agosto del 2013 i fondi per sospetta amministrazione infedele, riciclaggio di denaro e altri delitti. Due anni dopo aveva dato il benestare al trasferimento del denaro, ma poi il TF aveva messo il veto alla procedura di assistenza giudiziaria, ritenendo che l'origine delittuosa dei valori patrimoniali sequestrati era «probabile ma non manifesta».
La Corte di Jersey, dove il denaro era formalmente custodito in sette trust, ha dato dal canto suo il via libera allo sbocco del denaro in maggio. La somma dovrebbe servire alla bonifica dello stabilimento di Taranto.
Secondo la giustizia italiana, non meno di 400 persone sarebbero morte a causa delle emissioni nocive dell'acciaieria che, fortemente indebitata e sull'orlo dell'asfissia finanziaria, era stata provvisoriamente nazionalizzata nel gennaio 2015.
In luglio, la Ilva è passata nelle mani di ArcelorMittal, il numero uno del settore dell'acciaio, associatosi alle industrie Marcegaglia.