Federico Leonardi ha prestato servizio nel punto in cui le due Coree si toccano. Ci ha raccontato la sua esperienza
COMANO - Federico Leonardi, di Comano, è un militare svizzero che per un anno, fra il 2011 e il 2012, ha prestato servizio nel punto in cui le due Coree si toccano, ma senza parlarsi: all’interno dell’area demilitarizzata della linea di armistizio. Qui, insieme ad altri quattro ufficiali elvetici, faceva parte della Commissione di supervisione delle nazioni neutrali (NNSC): un organismo presente sul posto 365 giorni l’anno dal lontano 1953 e composto oggi da due piccoli team, l’uno di soldati svizzeri e l’altro di svedesi. Fra i compiti della Commissione ci sono il mantenere una presenza della comunità internazionale, garantire una supervisione neutrale dell’operato delle forze presenti nella parte Sud (truppe sudcoreane e americane sotto comando dell’ONU) e produrre settimanalmente un rapporto su queste attività. Un anno vissuto in «un luogo eccezionale», una terra di nessuno dove Federico partecipava a riunioni che si tenevano a un tavolo attraversato dal confine fra le due Coree e si sporgeva da una porta che, dall’ufficio, si affacciava sul Nord. Allungando un braccio, infilava il rapporto settimanale nella bucalettere degli ufficiali nordcoreani, muti dal 1995, nella speranza, vana, che lo leggessero.
Quali sono i compiti dei cinque militari svizzeri di stanza in quell’area?
“Fino al ’56 si effettuavano controlli sull’arrivo/introduzione nella penisola di truppe e armamenti. Dal ’56 fino a circa tre anni fa la presenza è stata importante perché ha significato una presenza visibile della comunità internazionale. Inoltre, la NNSC ha continuato a mandare i rapporti alla commissione dell’armistizio. Da circa tre anni, le nostre attività sono aumentate: accompagniamo, infatti, una commissione dell’Onu nei suoi controlli lungo i 240 chilometri del lato meridionale della Linea dell’armistizio. La nostra presenza è importante perché loro non sono neutrali, erano parte in conflitto, quindi osserviamo che facciano il loro lavoro in modo corretto e trasparente e diamo loro un feedback”.
Come si svolge la vostra giornata tipo?
“A Panmunjom, ogni giorno andiamo nella JSA – l’area di sicurezza congiunta – e una volta alla settimana abbiamo una riunione con gli svedesi in cui scriviamo un rapporto sulle attività svolte. Il nostro ufficio è proprio a cavallo della linea d’armistizio, che attraversa il tavolo delle riunioni. Fisicamente siamo in Corea del Nord. C’è una porta, inoltre, che si apre sulla Corea del Nord: una volta scritto il rapporto lo mostriamo agli ufficiali nordcoreani – che hanno smesso di collaborare con noi o parlarci dal 1995 – e glielo lasciamo nella loro bucalettere, appena fuori dall’uscio. Questo, fra l’altro, era proprio il mio compito in quanto segretario della Commissione. Purtroppo, però, i nordcoreani non ritirano mai i rapporti”.
Com’è stato vivere per un anno nell’area demilitarizzata fra le due Coree?
“È un luogo eccezionale dove vivere per un anno. La mia stanza era a 30 metri dalla Linea: quando un animale camminava su una mina durante la notte, la mina esplodeva, anche se era lì da cinquanta anni. Il weekend lo si passa, invece, a Seul, anche se uno o due ufficiali rimangono sempre presenti. Nella capitale sudcoreana viviamo nella base americana, usciamo e scopriamo la cultura della Corea del Sud e la cultura americana. È un’esperienza molto arricchente, molto particolare”.
Tutti hanno in mente le immagini di Panmunjom con i soldati nordcoreani che danno le spalle ai militari del Sud. Nella quotidianità ci sono scambi umani con gli ufficiali del Nord?
“Assolutamente no, non c’è più nessun tipo di contatto. Gli ufficiali sono in quella formazione come si vede nelle foto più che altro quando ci sono turisti. C’è molto turismo, arrivano bus sia nella parte Nord che in quella Sud a visitare quello che è comunque un luogo storico importante, l’unico posto al mondo in cui la Guerra fredda è ancora in corso. Al di là delle visite turistiche, gli ufficiali delle due parti s’intravedono qualche volta durante la giornata, ma non parlano mai, immagino sia proibito dai loro superiori”.
Come forza internazionale partecipate all’organizzazione di queste riunioni familiari fra Nord e Sud?
“No, la NNSC non è direttamente coinvolta nell’organizzazione di queste visite. È qualcosa che viene gestito dai civili, dai responsabili dei ministeri delle due Coree. Nella JSA, comunque, c’è un edificio che è destinato a questi eventi, ma viene gestito dai civili, non dai militari”.
Quale il tuo grado nell’esercito e quali sono le tue prossime mete?
“Sono maggiore. Sono un ufficiale di milizia e sto facendo queste esperienze all’estero. Tre anni fa sono stato in Siria, prima che ci fosse la guerra, ho fatto un anno a Damasco e sulla linea con Israele. Poi la Corea e fra due settimane parto per Kinshasa in Congo per un anno. Siria e Congo sono missioni Onu”.
Cos’è la Commissione di supervisione delle nazioni neutrali?
“È una commissione che è stata creata alla fine della Guerra di Corea, nel 1953. Quando le due parti in conflitto si sono messe d’accordo per terminare la guerra hanno firmato un armistizio e avevano bisogno di un organismo indipendente e neutrale che controllasse che entrambe le parti in conflitto rispettassero quanto avevano pattuito. Il compito principale era di sorvegliare il rispetto di quanto stabilito nell’armistizio e riportare i risultati di queste osservazioni alla Commissione dell’armistizio che era stata stabilita fra la Corea del Nord e quella del Sud”.
Com’era composta?
“La commissione era composta dai rappresentanti di quattro nazioni: la Svizzera e la Svezia nominate dalla parte Sud, dal Comando delle truppe dell’ONU, e la parte Nord, ovvero i cinesi e i coreani del Nord avevano nominato l’allora Cecoslovacchia e la Polonia”.
La commissione esiste ancora?
“Sì, è ancora presente, ha festeggiato proprio quest’estate il 60° anniversario. Come organico è stata ridimensionata molto già dal 1956, al momento ci sono cinque ufficiali svizzeri e cinque svedesi, presenti per 365 giorni l’anno sulla linea dell’armistizio. Due ufficiali polacchi inoltre ci fanno visita due volte all’anno, e durante queste visite redigiamo dei rapporti riassuntivi che portano così la firma di rappresentanti di una nazione nominata dal Nord”.