Gli agricoltori svizzeri temono di dover affrontare la mancanza di una parte dei 30 000 stagionali
MAGADINO - Contadini frontalieri cercansi in Ticino. Stipendio mensile tremila franchi: accorrete numerosi. È il succo di un articolo, comparso nei giorni scorsi su la Provincia di Varese, che fa arrabbiare non poco le associazioni di categoria nostrane. «Siamo sommersi dalle telefonate, ci arrivano 300 mail al giorno da tutta Italia e non sappiamo cosa rispondere: in realtà, né l’Unione svizzera dei contadini né l’Unione contadini ticinesi stanno cercando del personale da impiegare in agricoltura» spiega Sem Genini di Agriticino.
"False speranze" - Un articolo «falso e tendenzioso», che invita a «cogliere l’opportunità» ma, secondo Genini, «dà solo false speranze a chi lo legge». Ma ormai la frittata è fatta. Negli ultimi tre giorni i tre telefoni di Agriticino scottano, con "continue chiamate perfino da Bari e da Reggio Calabria, ci chiamano perfino avvocati e dottori. Qualcuno si arrabbia perfino, è una cosa molto triste".
Un fraintendimento? - La verità è ben diversa. Dopo il voto del 9 febbraio, gli agricoltori svizzeri «temono semmai di dover affrontare la mancanza, almeno parziale, di una parte dei 25 000-30 000 stagionali provenienti dall’Ue che vengono a lavorare in Svizzera ogni anno nel settore». E la prospettiva dei contingenti ha già portato a sperimentare altre soluzioni. Ad esempio, l’impiego di richiedenti l’asilo, come nel progetto pilota lanciato settimana scorsa in un’azienda del piano di Magadino. Progetto che evidentemente è stato frainteso oltre confine.