Ticinese, ha lasciato Giubiasco a 18 anni ed ha trovato la sua fortuna in Vallese. Il direttore del Musikfestival di Ernen è stato eletto brillantemente in Gran Consiglio nelle file del PPD
SION - Quella di Francesco Walter è la storia di un ticinese di successo. Classe 1960, decide di lasciare il Ticino "a 18 anni e mezzo". "A quell'età non avevo grandi progetti. L'idea era semplicemente di andare via uno o due anni e poi tornare. Anche perché il Ticino era la mia terra". Eppure i luoghi che lo avevano visto crescere stavano troppo stretti a un giovane giubiaschese nato a Zurigo che aveva appena finito un apprendistato di impiegato di commercio a Bellinzona. "Dopo l'apprendistato ho trovato lavoro alla V-Zug a Zugo e mi sono trovato benissimo. L'azienda mi ha dato molte possibilità di seguire corsi di formazione e grazie a lei mi sono diplomato in economia alla Höhere Wirtschaftschule di Zurigo".
"Quando l'orientatore mi disse che avrei dovuto fare l'impiegato" - Per Walter è la svolta. Il giovane, oltre a percorrere un percorso professionale ricco di soddisfazioni e stimolante, fa carriera militare e frequenta la scuola per ufficiali in Romandia. La conoscenza perfetta di italiano, francese e tedesco gli spalanca le porte ovunque, ma è la sua passione e l'amore per la cultura a fare la differenza. E da semplice impiegato Walter diventa "Kulturmanager", manager culturale. "Avrei voluto fare il bibliotecario, ma in quel settore non si trovava lavoro. L'orientatore scolastico, dopo un test di tre minuti, mi disse che avevo le qualità per diventare impiegato di commercio. Una volta funzionava così... E il lavoro si trovava soprattutto in quel settore in Ticino".
La scoperta dell'"amore", il Musikdorf di Ernen - Walter diventa impiegato, ma segue la sua vocazione: partecipa a festival culturali a Zurigo e Lucerna, va a teatro, approfondisce le sue conoscenze sul balletto, fa il volontario al Festival del Film a Locarno, termina con successo un corso di management culturale all'Università di Berna. Ma la vera passione della sua vita è il festival Musikdorf di Ernen. Un amore nato per caso all'inizio degli anni '70 nel villaggio di 550 anime della valle del Goms, grazie all'idea della moglie di György Sebök, pianista ungherese di fama internazionale, in vacanza ad Ernen. Nel 1999 il pianista, classe 1922, muore e la sopravvivenza del festival è in pericolo. "Il problema è che ai tempi l'ufficio turistico sottovalutava il potenziale di questo festival e della cultura per Ernen e tutta la valle di Goms. Pensava che fosse sufficiente lanciare l'immagine idilliaca della montagna con le mucche, i pascoli e il formaggio e si puntava, secondo me a torto, sulle famiglie, convinti che i bambini di oggi sarebbero diventati poi i nuovi turisti di domani". Walter insiste e collabora con l'ufficio del Turismo per proporre un'alternativa che puntasse sulla tradizione culturale storica di un villaggio che ha ricevuto il premio Wakker nel 1979, grazie alla conservazione del suo nucleo storico. "Ernen ha avuto grandi personaggi di cultura e ha una lunga storia". Una storia e un'attività culturale fervida riconosciuta anche a livello internazionale. Del festival del villaggio vallesano ne parla ogni anno la stampa svizzera ed internazionale, come la rivista "die Zeit", che le ha dedicato un lungo articolo, "e il canale televisivo Arte", ha aggiunto Walter.
Ticinese, liberale e omosessuale voluto dal PPD - Oltre ad essere sovrintendente di questo festival, Walter è anche vice sindaco di Ernen e gran consigliere, eletto nella lista del PPD, primo partito in Vallese e nella sua valle (dove non ci sono rappresentanti liberali, ndr). E' stato il partito a corteggiarlo tre anni fa, in occasione delle elezioni cantonali vallesane. "Il buffo è che vengo da una famiglia di tradizione liberale e quando mi hanno contattato ho chiesto loro se erano sicuri di ciò che facevano. Gli ho detto che non ero un vallesano doc, ma di origine ticinese, agnostico ed omosessuale. Ma a loro tutte queste cose non sono interessate. Gli ho detto anche che in chiesa non ci sarei mai andato, ma mi hanno voluto lo stesso". Il PPD vallesano ci ha visto bene. "Ho ricevuto quasi il 49% dei suffragi nella mia valle. Per me è stata una bella sorpresa".
In Ticino potrebbe mai succedere che...? - La carriera politica del 55enne è brillante. "Ora sono candidato per le federali, ma ho pochissime possibilità" dice con modestia il vicepresidente della commissione della naturalizzazione e membro della commissione giustizia del Gran Consiglio, che pensa già alle elezioni cantonali del prossimo anno. Ma in Ticino potrebbe mai succedere che il PPD voglia un omosessuale tra le sue fila? "No, credo che non potrebbe mai accadere. Ho l'impressione che il Ticino non abbia ancora fatto quel passo che ha già fatto il Vallese. Il Vallese di lingua tedesca è molto più aperto e liberale e poi ci si conosce tutti. La Chiesa cattolica sta perdendo molto potere da noi".
"Non ci siamo sposati, pagheremmo più tasse" - La tematica dell'omosessualità è di attualità e, per scherzare, gli abbiamo chiesto come mai gli omosessuali lottano per avere pari diritto, quello del matrimonio, che in alcuni casi può rivelarsi una sofferenza. "Peter ed io non siamo sposati e siamo insieme da oltre vent'anni. La registrazione non l'abbiamo fatta perché pagheremmo più tasse. Alla Confederazione pagheremmo 7.000 franchi di tasse in più. Restiamo concubini, anche se i nostri nipoti, che si stanno sposando ormai anche loro, ci chiedono quando ci decidiamo a fare il grande passo. Comunque sposarsi non è una sofferenza, anzi."
"Indifferente alle parole di Huonder, ma..." - E sulle parole di Vitus Huonder, vescovo di Coira, che ha offeso la comunità gay svizzera? "Se fosse stato un esponente politico a dirlo mi sarei incazzato. Ma è un Vescovo e sinceramente sono rimasto sostanzialmente indifferente. La Chiesa ha perso il suo potere". Tuttavia Walter ha voluto contattarlo, per dirgli la sua: "Gli ho scritto una lettera, in cui ho elencato alcuni passaggi, per così dire "problematici", del Vecchio Testamento che bisognerebbe contestualizzare, come per esempio il divieto di lavoro al sabato".
"In Ticino non tornerò più" - Infine l'ultima domanda, che riguarda il suo legame con la sua terra di origine. Tornerà mai in Ticino? "Il capitolo si è definitivamente chiuso in maggio, quando è morto mio fratello. Molti dei miei parenti sono andati in Svizzera tedesca. Alle volte mi chiedo che sarebbe stato di me se non me ne fossi mai andato da Giubiasco. Avrei avuto le stesse possibilità? Forse sì. Ma io non ci tornerei più anche perché il bel Ticino dei tempi della mia giovinezza non esiste più".