Le persone hanno raccontato, all'interno di un cuore, la loro motivazione per lottare contro i cambiamenti climatici
LUGANO - Da Piazzale Besso a Piazza Castello sono state davvero numerose (circa 700) le persone che hanno preso parte alla marcia per il clima nel corso del "Global Climate Day". "A Parigi è in gioco il nostro futuro", recitava lo striscione del WWF in testa al corteo, seguito da quello di Greepeace, tra le principali associazioni mondiali che si occupano, tra le altre cose, di clima e sostenibilità.
Famiglie, anziani, bambini e adolescenti. Tutti si sono riuniti con un unico obiettivo: far sentire la propria voce. L'evento mondiale ha coinvolto anche città come Washington, Kapstadt, Rio o Tokyo. Milioni di persone nel mondo hanno marciato. L'evento aveva uno slogan: "Perché io amo". Le persone hanno raccontato, all'interno di un cuore, la loro motivazione per lottare contro i cambiamenti climatici.
Tra i partecipanti pure alcuni contrari al raddoppio del Gottardo. Tutti, comunque, hanno marciato con un unico obbiettivo, sottolineare l'amore per la Terra, rappresentata, senza troppa ironia, come un pianeta triste e con la febbre.
All’avvio della manifestazione di Lugano, abbiamo sentito l’organizzatrice, Susanna Petrone, del WWF. E siccome negli anni, le conferenze sul clima si sono susseguite una dopo l’altra, partorendo molto spesso solo delle dichiarazioni d’intenti e nessun accordo sostanziale, le abbiamo chiesto perché Parigi dovrebbe essere diversa per le sorti del Pianeta. “Molte COP del passato, in effetti, sono state delle conferenze ‘di passaggio’ perché non sono riuscite a trovare un accordo o perché alcuni Paesi hanno preferito rimandare determinate questioni”, premette Petrone.
“Parigi, invece, sarà importantissima – continua –: molti scienziati sono infatti concordi nel dire che ci troviamo a un punto di non ritorno. È l’ultima occasione per decidere”.
Per Petrone, in particolare, è un chiaro segno d’urgenza il fatto che persino gli Stati Uniti, storicamente scettici sul cambiamento climatico, sotto la guida di Obama stiano spingendo per un accordo. “Speriamo che, questa volta, la COP21 raggiunga un impegno serio e vincolante per tutte le parti contraenti”, conclude.
“La Svizzera potrebbe fare di più. Guardi alla Danimarca” - Con la Strategia 2050 la Svizzera ha già sancito il proprio impegno contro il cambiamento climatico, ma per Petrone "potrebbe fare di più impegnandosi perché si raggiungano accordi vincolanti attraverso l’azione della consigliera federale Doris Leuthard a Parigi”, aggiunge la responsabile del WWF. “Anche per questo - sottolinea - oggi scendiamo in piazza a Lugano e ieri abbiamo manifestato in altre località del Paese: perché le autorità sappiano che la Svizzera vuole questo impegno”.
Del resto, aggiunge Petrone, c’è chi è più piccolo e “fa di più”: “Un Paese ancora più piccolo come la Danimarca, che ha solo 6 milioni di abitanti, ha fatto grandi passi nella direzione delle energie pulite – evidenzia la responsabile –. Il premier danese ha dichiarato che Copenhagen lo fa per ragioni etiche e per dimostrare che, se ce la può fare un Paese di dimensioni modeste, ce la può fare chiunque”.