La famiglia di una vittima del Ceneri chiede giustizia
SIGIRINO - Non tutti festeggiano, nel giorno della caduta del diaframma della galleria di base del Ceneri. Non c'è ancora pace per i familiari di Pietro Mirabelli, operaio italiano che nel cantiere perse la vita il 22 settembre 2010 a seguito del crollo di una parete rocciosa. “La cosa peggiore – commenta la vedova Filomena, contattata da tio.ch/20minuti – è che tutt’oggi non sappiamo ancora la verità”.
Minuto di silenzio - Mirabelli, assieme a un altro operaio vittima di un incidente nello stesso cantiere, è stato ricordato con un minuto di silenzio durante la cerimonia di questa mattina. Ma per la famiglia il dolore rimane. Assieme al rammarico: “Ci era stato detto che il cantiere era sicuro, e invece… mio marito era in Ticino da appena due mesi, quando ricevetti quella telefonata”.
La causa civile - Allora è iniziato un calvario durato cinque anni: "Da cinque anni chiediamo cosa è successo, non abbiamo avuto risposte, è in corso un procedimento civile" si sfoga la famiglia. “Quest’incertezza senza fine rende tutto più doloroso”. Tra la famiglia e la ditta Condotte Cossi, appaltatrice di Alptransit, è tuttora in corso una causa civile.
Tre ex dipendenti vincono i ricorsi - A festeggiare, per ora, sono invece tre ex dipendenti italiani del cantiere di Sigirino, che nei mesi scorsi hanno fatto ricorso contro la decisione del Cantone di revocare i loro permessi B con la motivazione del "centro d'interessi all'estero". A dicembre, il Tribunale amministrativo cantonale ha dato loro ragione, ripristinandone il diritto alla disoccupazione (e relativo rimborso). "È un grande passo avanti" commenta Marco Rocca dell'Ocst, che ha seguito la vertenza. "Questo apre la porta ad altri casi, ne abbiamo già una decina e diverse persone ci stanno contattando dall'Italia".