Il comitato contrario alla modifica della legge sui trasporti pubblici è entrato nel vivo della campagna
LUGANO - I grandi generatori di traffico chiamati alla cassa per contribuire al finanziamento del trasporto pubblico? «Assolutamente no!». Lo dice il comitato contrario alla tassa di collegamento, che oggi si è presentato a Lugano ed è così entrato nel vivo della campagna in vista della votazione del prossimo 5 giugno. Tra meno di un mese i cittadini ticinesi sono infatti chiamati a esprimersi sull'introduzione della cosiddetta tassa di collegamento che, secondo i favorevoli, avrà un effetto positivo sul traffico. Ma i contrari non ci stanno e sostengono che si tratta soltanto di una nuova imposta per rimpolpare le finanze cantonali. «Vogliono fare cassa, punto» dice Sergio Morisoli, presidente di Area Liberale e granconsigliere. Da parte sua, il presidente UDC Piero Marchesi sottolinea inoltre che «con la tassa di collegamento i lavoratori d'oltre confine continueranno a giungere in Svizzera uno per macchina e il traffico non diminuirà».
Il comitato ritiene non soltanto che la tassa non porterà nessun beneficio al territorio e all'ambiente, ma che penalizzerà in particolare chi vive nelle regioni periferiche. Insomma, quei cittadini costretti a utilizzare la propria vettura per l'assenza di collegamenti coi mezzi pubblici. «Si parla di tassa per finanziare i trasporti pubblici - afferma Germano Mattei di Montagna Viva - e in molte zone periferiche il trasporto pubblico negli ultimi anni è stato smantellato, altre misure seguiranno. Il tutto in completa contraddizione con gli obiettivi con cui si vuole vendere la tassa». Gabriele Gendotti, già consigliere di Stato, parla infine di «imposta camuffata da tassa, che colpirà famiglie, lavoratori e chi fa la spesa in Ticino».