L'associazione Aidec coinvolge la popolazione locale in progetti che mirano a migliorare la qualità di vita degli spazi urbani
LUGANO - Quanto conosciamo, ma soprattutto quanto viviamo il nostro quartiere? Quanto frequentiamo i nostri vicini? L’associazione Aidec ha avuto un’intuizione semplice quanto geniale: coinvolgere direttamente la popolazione locale nella realizzazione degli spazi urbani dedicati all’incontro e al confronto con gli altri abitanti del quartiere. Bambini, anziani e persone di tutte le età possono partecipare alla vita attiva del quartiere. Come? Costruendo con le proprie mani ciò che potranno utilizzare in futuro come spazi relax, orti urbani, cinema all’aperto.
L’associazione è nata a Ginevra nel 2015 dall’idea di alcuni amici provenienti da vari ambiti professionali. All’interno del comitato si possono infatti trovare geografi, urbanisti, architetti, biologi, orticoltori, carpentieri e paesaggisti, che unendo le loro forze hanno dato via ai primi progetti di riqualifica di alcuni quartieri. I progetti hanno dapprima interessato il Canton Ginevra, e man mano hanno conquistato anche altri comuni di altri cantoni. Da poco tempo, grazie anche alla presenza di due ticinesi nell’associazione, l’Aidec ha raggiunto il Ticino.
Progetti concreti - «L’obiettivo principale è quello di creare e sviluppare dei progetti con i cittadini e altre associazioni per permettere la riscoperta degli spazi pubblici attraverso attività artistiche, culturali e di sensibilizzazione» ci spiega Diego Rigamonti, uno degli ideatori dell’associazione. «Ora la popolazione viene, consuma e basta. Non partecipa alla vita attiva. C’è bisogno di invertire la rotta».
Aidec si è presentata in Ticino a fine settembre attraverso l’allestimento di Rivetta Tell con alcune panchine, e in questo periodo è presente alla fiera Artecasa con l’installazione delle aree relax: «Siamo molto contenti del primo riscontro, le persone sembravano apprezzare» ci ha raccontato Diego. «Queste attività favoriscono l’incontro tra gli abitanti stessi, che spesso non si conoscono, e permettono di diminuire l’esclusione sociale e i pericoli legati alla ghettizzazione, con un costo minimo per le autorità pubbliche. Ciò permette anche di sensibilizzare i giovani ma non solo al tema del riciclo e alla valorizzazione dei materiali di scarto. Inoltre sarebbe un buon modo per favorire l’integrazione dei migranti nella nostra società» ci spiega Diego.
Materiali - Ma come vengono costruite le installazioni? «Passiamo di cantiere in cantiere a recuperare i materiali di scarto, soprattutto legno. L’unica cosa che compriamo sono le viti, la pittura e gli attrezzi. I progetti si autosostengono con i finanziamenti di privati e dei Comuni stessi».
Progetto del progetto - Prima di arrivare alla concretizzazione di ogni singolo progetto c’è una fase di analisi urbana, che include, anche in questo caso, la partecipazione della popolazione attraverso sondaggi (cartografia partecipativa). «L’obbiettivo è quello di capire quali sono i punti del quartiere in cui si può intervenire per migliorare la qualità di vita» continua Diego.
Prossimi progetti - Anche se in inverno è più dura a causa del clima, i progetti non mancano, soprattutto al di là delle Alpi. Ma gli organizzatori continueranno a puntare anche sul Ticino. È infatti in cantiere un progetto per una festa di quartiere a Cassarate.
Reazioni - La popolazione sembra apprezzare la valorizzazione degli spazi urbani fatta finora: «Riceviamo consigli anche dai bambini, e ci fa molto piacere. E non sono poche le persone che ci raccontano le proprie esperienze vissute nel quartiere, come i primi baci e gli innamoramenti».