Il signor P. è uno dei 7mila ticinesi che hanno fatto le valigie e ora lavorano fuori Cantone. Il numero è in aumento. «Vi spiego perché»
BIOGGIO - Dei frontalieri italiani si parla spesso. E quelli ticinesi? Non sono pochi i lavoratori che dal nostro Cantone ogni giorno, o ogni settimana, si recano in Svizzera interna o all'estero per lavoro. Il loro numero è in aumento. Lo rivela un'elaborazione condotta per tio.ch-20minuti dall'Ufficio cantonale di statistica (Ustat): stando al censimento, finora inedito, la cifra è salita a 7405 unità nel 2014 (ultimo dato disponibile) a fronte delle 6353 del 2010 (censimento precedente). Crescono i frontalieri ticinesi verso l'Italia (da 1088 a 1293) ma soprattutto verso gli altri Cantoni (da 5265 a 6112): Zurigo, Berna e Grigioni in testa. E la crescita è ancor più significativa rispetto a inizio millennio - vedi la tabella in allegato.
L'analisi - I motivi? Sono «gli stipendi più alti» ma anche «la maggiore mobilità durante il periodo degli studi» spiega Moreno Baruffini dell'Osservatorio del mercato del lavoro (O-Lav) dell'Usi, a cui abbiamo sottoposto i dati per un'analisi. «Anzitutto si nota come, pur nel quadro di un aumento generale della popolazione attiva ticinese, la quota di quanti effettivamente lavorano in Ticino è diminuita rispetto all'ultima rilevazione». Un calo lieve, dell'1 per cento, ma pur sempre un calo. Mentre la percentuale dei “frontalieri ticinesi” è aumentata.
I motivi del fenomeno - «Se prendiamo ad esempio le persone residenti in Ticino che lavorano nel canton Berna, il loro numero è triplicato - osserva Baruffini -. Questo è da attribuire al fatto che ci sono più ticinesi alle dipendenze dell'amministrazione federale». Anche a Zugo, San Gallo, Grigioni e Ginevra gli occupati ticinesi sono sempre di più. Così come quelli che hanno scelto l'estero: Italia in primis. «Si tratta, è evidente, di cifre basse in termini assoluti rispetto al totale della popolazione residente: ciò significa che il mercato in Ticino riesce ancora ad assorbire gran parte della forza lavoro» continua Baruffini. Tuttavia, ammette, la quota di frontalieri “al contrario” a cavallo del confine italiano «è aumentata in modo significativo». Gli stipendi qui però non c'entrano. «Il motivo è piuttosto l'aumento della formazione dei lavoratori, e la mobilità studentesca» conclude l'esperto.
La storia - Molti, infine, fuggono perché costretti. Tra questi c'è anche P., 58 anni, ingegnere del Malcantone. «Dopo aver ricercato a lungo un impiego confacente in Ticino, l'anno scorso ho dovuto spostarmi a Soletta» racconta. Il suo problema? Troppe qualifiche: con un passato alla guida di aziende in Italia e Francia, oltre che in Ticino e Svizzera – «sempre in posizioni dirigenziali» – il 58enne si sentiva ripetere di essere «eccessivamente formato».
6000 franchi per il direttore - «Per un ultra 50enne è difficile competere con giovani e frontalieri. Mi è stato offerto uno stipendio da 6mila franchi lordi al mese per dirigere una fabbrica di 50 dipendenti». A quel punto ha fatto le valigie. «Conosco diversi altri professionisti, ingegneri e bancari, che hanno fatto lo stesso negli ultimi anni. Purtroppo a volte non c'è altra scelta».