Stop al corso pratico di soccorritore per gli allievi conducenti? L’ipotesi potrebbe diventare reale. Gli esperti: «Meno morti sulle strade? Non è una scusa per abbassare la guardia»
LUGANO – Il corso pratico di soccorritore per gli allievi conducenti è superato? Lo sostiene l’Associazione dei servizi cantonali della circolazione (Asa). Appellandosi alla diminuzione del numero di incidenti (e di morti) sulle strade svizzere e allo sviluppo delle nuove tecnologie che facilitano la chiamata dei soccorsi. Insomma, sarebbe sufficiente la teoria. Niente più pratica. Una presa di posizione, rilasciata di recente alla SRF, che non manca di suscitare perplessità. «Giusto eventualmente adattare i contenuti – sostiene Roberto Cianella, direttore generale della Federazione cantonale ticinese servizi auto ambulanze –. Ma azzerare la parte pratica mi sembra una follia».
La trappola – Nel 1971 in Svizzera sono morte 1800 persone a causa di incidenti stradali. Nel 2016 “solo” 216, 37 in meno rispetto al 2015. «Ma non si può prendere il pretesto del calo degli incidenti e dei morti sulla strada per abbassare la guardia – dice Cianella – . Così ci si danneggia da soli. È vero, oggi c’è il cellulare e ci sono mezzi tecnologici che facilitano le operazioni di soccorso. Ma non basta per salvare una vita. Questo non significa che non ci sia bisogno di conoscenze generali sull’argomento.
Un futuro da scrivere – Il dibattito è lanciato. Il Consiglio federale, nell’ambito della procedura di consultazione riguardante la revisione delle prescrizioni per la licenza di guida, potrebbe presto optare per un’abolizione dell’obbligatorietà di frequenza del corso pratico. Intanto, però, secondo un sondaggio condotto dal Touring Club Svizzero e dai Samaritani, solo il 32% degli intervistati su scala nazionale è stato capace di elencare le tre azioni da compiere per verificare lo stato di salute di una persona ferita. Solo il 7% ha enunciato, invece, le quattro azioni base da applicare in caso di incidente.
Il Ticino fa scuola (ma non abbastanza) – «C’è da dire che il Ticino è messo meglio rispetto ad altri Cantoni – sottolinea Claudio Benvenuti, direttore della Fondazione Ticino Cuore –. Anche perché da qualche anno si va nelle scuole medie per insegnare ai giovani le operazioni di primo soccorso. Il problema è che non si può introdurre queste lezioni in forma obbligatoria. E quindi sono i singoli istituti a contattarci su iniziativa volontaria. Due terzi lo fanno».
Mancano alternative – Insomma, i corsi per la patente al momento rappresentano ancora il modo più democratico per fare passare presso il maggior numero di persone possibile le nozioni di primo soccorso. «Un cittadino deve essere in grado di soccorrere una persona in difficoltà – riprende Cianella –. Lo prevede anche il codice delle obbligazioni. Non si può non sapere certe cose. Se si vuole abolire la parte pratica nei corsi di soccorso per ottenere la patente, allora la politica deve proporre un’alternativa».
Vite da salvare – «I dati in nostro possesso – precisa Benvenuti – evidenziano come le persone comuni capaci di intervenire per prime sul luogo di un incidente siano concretamente in grado di salvare delle vite. Perché sanno riconoscere un arresto cardiaco, oppure sanno gestire emorragie». «Occorre essere in grado di mettere anche l’intera situazione in sicurezza – aggiunge Cianella –. E poi sapere come dare l’allarme. Meno del 60% degli svizzeri sa che bisogna chiamare il 144 in caso di emergenza. Una percentuale troppo bassa…»