AGNO - I giudici federali respingono il ricorso del “Politecnico” di Agno che chiedeva l’accreditamento di alcuni suoi cicli di studio. Ma la stangata finale potrebbe darla la futura legge universitaria.
«Buonanotte Dotto’». Sintetizziamo così le 9 pagine di sentenza con cui il Tribunale amministrativo federale ha respinto le pretese dell’I.S.S.E.A. SA - Università privata a distanza con sede ad Agno. Roba nostra dunque, tanto più che il “Politecnico di studi aziendali”, altra denominazione che si dà la scuola, ha già fatto scorrere un po’ d’inchiostro su questo giornale (cfr. ed. dell’11.10.11).
La vertenza giunta a sentenza (ancora impugnabile al Tribunale Federale, ovvio) prende avvio nel maggio 2008, quando l’istituto privato chiede all’organo competente l’accreditamento di suoi singoli cicli di studio. Ne riceve un rifiuto: le nuove direttive prevedono che prima di tutto l’istituzione richiedente venga essa stessa accreditata. Ma tale qualifica non è in loro possesso, come ribadisce la seconda bocciatura da parte della Conferenza universitaria svizzera (Cus). Contro tale decisione l’I.S.S.E.A. insorge, ottenendo torto lo scorso 7 febbraio.
Per i giudici (cfr. sentenza B-1567/2011 su www.bvger.ch) la Cus «non ha travalicato le competenze attribuitele», allorché ha stabilito che «una domanda di accreditamento di singoli cicli di studio può essere presentata unicamente da istituzioni già accreditate o riconosciute secondo la Lau (Legge sull’aiuto alle università)». Il margine esisteva invece con il dispositivo precedente: ma per l’I.S.S.E.A. (come per altri 65 istituti privati che in Svizzera sfoggiano la denominazione ”università”) vale poco guardarsi indietro. Chiarezza semmai giungerà dalla futura ordinanza (vedi a lato) che proteggerà finalmente le denominazioni di “università” e derivati dall’indistinto gruppo di privati venditori di diplomi. Ma una via d’uscita esiste: basta farsi riconoscere. Conta poco obiettare: «Dotto’, lei non sa chi sono io».