Parlano i vicini della coppia di eritrei protagonista del dramma di ieri sera in via San Gottardo. Una tragedia annunciata secondo i loro racconti. L'uomo è stato arrestato
BELLINZONA - Una grossa macchia di sangue sull'asfalto è ciò che resta dei fatti che hanno turbato la quiete notturna, in via San Gottardo 8, a Bellinzona.
Qualcuno, affacciato ai balconi di un gruppo di tre palazzine, è pronto a raccontare gli attimi concitati che sono seguiti al volo mortale dal sesto piano di una 24enne eritrea. Un volo che, dai primi elementi emersi dalle indagini di polizia, sembra essere stato provocato dal compagno della donna, un 35enne, anche lui eritreo.
«Ci aveva già provato tre settimane fa. Aveva tentato di buttarla giù ed era intervenuta la polizia», racconta un vicino. «Quella volta aveva già le gambe fuori dalla finestra». La polizia era riuscita ad arrivare per tempo placando gli animi.
Questa volta le cose sono andate diversamente. «Abbiamo sentito gridare. Mi sono affacciato e il corpo era lì, in una pozza di sangue», racconta un altro vicino. Tutti li conoscevano, almeno di vista. Nessuno ci aveva realmente parlato. «Non si esprimevano in italiano. Non credo che lavorassero. Erano probabilmente dei richiedenti l'asilo». Lui in Ticino da diverso tempo. La compagna, invece, arrivata da poco. Una relazione problematica - secondo alcuni - tanto che la donna era intenzionata a lasciare il compagno.
«Lasciano due bambini piccoli. Bellissimi. Lui l'hanno ammanettato e portato via che gridava qualcosa di incomprensibile», racconta un'altra testimone mentre non riesce a trattenere le lacrime.
Un dolore condiviso da tutti. Piange anche una donna giunta sul posto per lasciare dei fiori.
Nel frattempo, in mattinata, sul posto arriva un gruppo di eritrei. Tra di loro la cugina della donna. Non sanno ancora nulla della morte. Fanno domande. Scoppiano in lacrime. Si chiedono perché.