Bufera sulla qualità dei soccorsi al GP di Malesia
SEPANG – Non sarebbe cambiato nulla. La scivolata, l’impatto con le moto di Edwards e Rossi, la perdita del casco erano infatti probabilmente già risultate fatali. Vedere il corpo di Simoncelli cadere dalla barella prima di essere caricato sull’ambulanza ha lasciato, in ogni caso l’amaro in bocca. Ha gettato una luce sinistra sulla qualità dei soccorsi e sulla preparazione dei soccorritori del GP di Malesia.
Come precisazione, nota di cronaca riportiamo la lettera inviata al quotidiano Repubblica da Fabio Venturi, un operatore del 118 con circa 25 anni di esperienza:
" (...) Sono un soccorritore del 118, con attestato di 2° livello da circa 25 anni. Ho notato che Marco viene trasportato su una barella a "cucchiaia", da alcuni soccorritori, in maniera non adeguata. Innanzitutto, in un incidente del genere, l'autoambulanza doveva entrare in pista e Marco doveva essere assistito secondo il protocollo: il medico valutava la condizione e andava spostato con tutte le cure del caso. Con questo intendo che doveva essere applicato il collare, adagiato su una barella "SPINALE", immobilizzato con i "CUNEI" in dotazione e "RAGNATO"( mi scuso per chi non capisce quest'ultimo termine) dopo andava caricato sulla barella e di conseguenza sull'ambulanza. Non voglio dire che questo gli avrebbe salvato la vita, non ho la presunzione ne l'autorità per farlo...è probabile che con le lesioni che aveva riportato ogni accorgimento era inutile, comunque ripeto, non sono io a doverlo giudicare, quello che posso affermare con sicurezza è che il metodo che è stato usato per spostare Marco è inadeguato e LESIVO. Personalmente non porterei nemmeno un sacco di patate a quel modo. Sarebbe opportuno che l'organizzazione dei soccorsi nelle corse fosse un attimo riguardata. Con questo non voglio alimentare inutili polemiche, ma far riflettere per il futuro che non vengano commessi simili errori. Un soccorso fatto ad un traumatizzato in quel modo, può aggravare gravemente le condizioni fisiche procurandogli la paralisi o perfino la morte".