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Il naufragio Costa e quella "macabra perversione" dei turisti della morte

Tutti sull'isola a filmare e fotografare sorridenti il relitto della Costa Concordia. Il parere dello psicologo
Keystone
Il naufragio Costa e quella "macabra perversione" dei turisti della morte
Tutti sull'isola a filmare e fotografare sorridenti il relitto della Costa Concordia. Il parere dello psicologo
GROSSETO - I traghetti affollati di turisti verso l'Isola del Giglio per visitare il luogo del naufragio, non rappresentano che uno dei molteplici aspetti tragici del dramma che si è consumato il 13 gennaio scorso. Oltre mille ...

GROSSETO - I traghetti affollati di turisti verso l'Isola del Giglio per visitare il luogo del naufragio, non rappresentano che uno dei molteplici aspetti tragici del dramma che si è consumato il 13 gennaio scorso.

Oltre mille turisti in una giornata - Nella sola giornata di sabato scorso, dal continente sono arrivati sull'isola oltre un migliaio di persone. E pensare che durante il weekend prima del naufragio, i turisti approdati erano stati soltanto 131. Famiglie con bambini, fotografi dilettanti, coppiette, gruppi di amici. Tutti quanti sulle spiagge e in paese, armati di telecamere, cellulari, macchine fotografiche per immortalare il relitto della Costa Concordia.

Zainetto in spalla e panino - Giornalisticamente sono definiti i "turisti del dolore". C'è chi arriva con zainetto in spalla, i panini e la bottiglietta d'acqua, come se fosse una qualsiasi gita domenicale fuori porta. Sorridenti, posano sulle spiagge dell'isola, di fronte a una nave che contiene ancora corpi senza vita da restituire ai propri cari.

I sorrisi di fronte alla morte - Ed è proprio in quei sorrisi che c'è qualcosa che non torna. Perché quella spensieratezza nel posare di fronte a una nave che contiene ancora cadaveri, stride con la realtà drammatica di quanto accaduto e denota una chiara e palese indifferenza  nei confronti delle vittime, la mancanza di rispetto di chi soffre per la perdita dei propri congiunti. Una riflessione più ampia è necessaria. Per aiutarci a interpretare questo fenomeno lo psicologo cantonale Fabian Bazzana esordisce così: "Questo comportamento avviene in tante altre situazioni, anche nella quotidianità. Una banalità. Per esempio, quando succede l'incidente stradale sono molti i curiosi a fermarsi per vedere cosa è successo. Nel caso specifico la risonanza sui media ha amplificato di molto il tutto".

Pellegrinaggio o gusto del macabro? - Già, la curiosità, la spettacolarizzazione. Ma non basta. Il turismo della morte sull'isola del Giglio necessita di un'ulteriore spiegazione. Bazzana, non se la sente di condannarlo, (anche perché sono ottimista sulla natura buona dell’essere umano) ma puntualizza: "Da una parte abbiamo l'essere umano che, in fondo, con questa sorta di pellegrinaggio verso il “luogo sacro”, cioè il relitto della nave, ha la possibilità di compiere un rituale per confrontarsi con l'assurdo e l'estrema incertezza dell'essere umano, dall'altra parte vi è però anche il bieco eccitamento di fronte al macabro, che avviene in maniera irrispettosa, anche a seguito di una desensibilizzazione morale, che sta avvenendo grazie proprio alla mediatizzazione estrema di questo genere di accadimenti".

Etica e informazione - Sul ruolo dei media Bazzana aggiunge un altro spunto di riflessione e cioè "il grado di insensibilità e di mancanza di etica che ha portato la mediatizzazione, che tende ad esaltare gli eventi tragici". "I media - spiega Bazzana - hanno in fondo contribuito a creare nel pubblico una sorta di insensibilità a quello che è il senso profondo di una tragedia su cui, proprio per rispetto delle vittime, vi sarebbero molte cose che non andrebbero né scritte né pubblicate. Questo confine etico i media lo hanno travalicato da tanto tempo. Non c'è più rispetto per la morte e la sofferenza. Resta solo l'aspetto dello spettacolo e dell'eccitamento".

Il piacere macabro della tragedia - E quindi il turista del dolore non è che il risultato di un mondo in cui si sente la necessità di essere compartecipi agli avvenimenti, addirittura protagonisti. Bazzana su questo aspetto dice che si crea, in queste persone, "una sorta di piacere macabro nel poter essere confrontati con la tragedia, che può provocare un eccitamento perverso".

E se l’incidente fosse accaduto nel Baltico, ci sarebbe stato un fenomeno simile a quello italiano? E’ la natura umana. Non ci sono differenze culturali. Se un fatto simile fosse accaduto sulle coste del Mar Baltico o del Mare del Nord, molto probabilmente i turisti della morte ci sarebbero stati anche lassù. A questo proposito Bazzana è chiaro: "Non mi permetterei mai di esprimere una valutazione di merito rispetto a questo aspetto culturale". Bazzana non ha gli strumenti per poter dare un giudizio, anche perché "io non so cosa succede oggi a Oslo circa le stragi che ci sono state in luglio e non so se, analogamente a quanto avviene sull'isola del Giglio, quei luoghi sono diventati, per così dire, meta di una sorta di pellegrinaggio verso il luogo "sacro".

Il record della stupidità - Ora Bazzana, più che da psicologo parla da grande appassionato di nautica e amante del mare: "Il fatto certo è che il naufragio della Costa Concordia è avvenuto in circostanze e in un luogo particolari. Ciò che è successo è inaudito. E' il record della stupidità ed è difficilmente comprensibile. Inoltre è avvenuto in un luogo accessibile, non è stato un naufragio nel Mare del Nord, in mezzo a una tempesta. E' un accadimento che non trova giustificazioni e che è reso ancora più tragico, proprio dal fatto che in questo caso non ci si trova confrontati con i limiti della tecnologia, bensì con i limiti dell'essere umano, le sue passioni, la sua stupidità. Qui non c'è stato un minimo di buon senso, per come sono avvenuti i soccorsi, per come è stata gestita l'emergenza. Sono tutti elementi che dovrebbero farci riflettere. In quelle condizioni non dovevano esserci vittime, c'era tutto il tempo di organizzare i soccorsi".
 

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