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TICINO / SVIZZERAMarco Romano e il complesso degli svizzero-tedeschi: "Il mio prossimo intervento sarà in dialetto ticinese"

05.03.12 - 17:28
Bilancio a 3 mesi dall'ingresso in Parlamento. "Ammirazione per Eveline Widmer-Schlumpf"
TI-Press
Marco Romano e il complesso degli svizzero-tedeschi: "Il mio prossimo intervento sarà in dialetto ticinese"
Bilancio a 3 mesi dall'ingresso in Parlamento. "Ammirazione per Eveline Widmer-Schlumpf"

BERNA – Sembra ieri, ma dall’elezione forse più rocambolesca della storia elvetica sono passati già 100 giorni. Risale infatti allo scorso 25 novembre il sorteggio fratricida in casa PPD e al 5 dicembre, esattamente tre mesi fa, il giuramento dei neoeletti a Berna. È quindi tempo di raccogliere le impressioni dei novelli consiglieri nazionali e stilare un primo bilancio, della loro attività e di quella del Parlamento. Per farlo cominciamo dal più giovane dei neoeletti ticinesi, Marco Romano, 29 anni, che neanche 6 anni fa lasciava Berna fresco di laurea e oggi ci torna, ma tra i grandi, a Palazzo federale.

Marco Romano, quali sono le sue prime impressioni del Parlamento?
“Sicuramente positive, sia da un punto di vista personale che come esperienza di gruppo. Qui non si bada ai fronzoli ma si va veramente al sodo. Credo che ci siano le premesse per lavorare bene.”

Settimana scorsa si è acceso il dibattito sull’uso dello schwizerdütsch. Secondo lei il dialetto svizzero-tedesco rappresenta un problema, almeno in Parlamento? Lei lo parla?
“Io lo parlucchio. Quando lo parlo si vede che non sono svizzero-tedesco, ma mi faccio capire. Però quanto successo l'altro giorno è estremamente grave, a mio giudizio. Il Parlamento ha votato contro una problematica, che era stata sollevata sì in maniera un po' particolare, ma correttamente. La prossima volta che dovrò prendere la parola lo farò in dialetto ticinese, almeno i primi minuti. Se il loro dialetto è utilizzato come lingua nazionale, anche il nostro deve esserlo. Anche se poi tra noi ticinesi dovremmo anche metterci d'accordo su quale dei dialetti…”

Per questo anche loro...
“Esatto. Loro devono capire che lo schwitzerdütsch è un idioma locale, che fa parte della loro tradizione e che va tenuto vivo, ma che ci sono delle istituzioni e che la Costituzione dice che le lingue sono 4: queste sono le lingue nazionali. Bisogna fare attenzione a non mischiare tradizione e cultura con l'ufficialità. A me sembra ovvio che un consigliere federale si debba esprimere in una delle lingue nazionali, nemmeno l'inglese lo accetterei. Lo stesso vale per le trasmissioni televisive su tematiche nazionali, ma anche per lo sport. Non ho mai sentito Giampaolo Giannoni commentare una partita dell'Ambrì in dialetto...”

Non crede che la loro sia una reazione alla “invasione tedesca”?
“Chiaro che loro hanno un complesso, l'ho già percepito più di una volta. Si devono distinguere dai tedeschi. Ma mi sembra un segno di estrema debolezza.”

Tornando al Parlamento. Chi è la persona che l'ha impressionata di più?
“Sono stato impressionato dall'alto numero di persone che capiscono l'italiano abbastanza bene e soprattutto lo parlano. Questa è una cosa che non mi aspettavo. Poi fare il nome di singoli personaggi è difficile. Una persona che mi ha colpito per la sua forza, la sua preparazione e il suo carattere è sicuramente Eveline Widmer-Schlumpf. Nel dibattito di settimana scorsa è stata presa a fucilate dall'UDC, ma ha dato prova di una calma, di una preparazione e di una compostezza che mi hanno impressionato. Io avrei fatto fatica a tenere i nervi saldi.”

All'interno della deputazione ticinese c’è una personalità più forte delle altre?
“Nella delegazione il fattore partitico è marginale, c'è una bella condivisione di intenti e un bel dialogo. È paradossale perché a livello cantonale ognuno cerca di distinguersi bene, invece in deputazione c'è veramente una volontà di discutere mettendo al centro degli interessi il Ticino.”

Tu dicevi di voler puntare sul tema dei trasporti.
“Sì, però sentirete parlare di me soprattutto sui temi dell'asilo, delle naturalizzazioni e degli stranieri, visto che sono quelli trattati dalla commissione in cui mi trovo. Poi chiaro che uno non deve diventare monotematico. Oggi ad esempio dovrebbero rispondere alla mia domanda sui salari in euro. Hanno detto più di una volta che la legge non può essere modificata. Ma io chiedo che se un'azienda adotta i salari in euro solo per interessi economici, e ne abusa, la commissione tripartita possa vietarlo. Visto che non vogliono fare una legge generale, che sia data almeno la competenza ai cantoni di intervenire laddove i salari in euro non si giustificano.”

Un discorso “alla Meinrado Robbiani”. Quindi l'ala cristiano-sociale del PPD non è del tutto scomparsa…
“Esatto. Questi sono i classici cliché dei commentatori politici. Questa proposta sui salari in euro, ad esempio, l'ho elaborata con Meinrado Robbiani, che per anni si è occupato del tema. Lui aveva chiesto di vietare i salari in euro, io provo la via minore, di chiedere di concedere la facoltà di vietarlo.”

A Berna come ci vai?
“Sono in treno adesso.”

Viaggiate insieme con gli altri parlamentari?
“Capita che si faccia il viaggio insieme, perché ormai non ci sono mille treni al giorno. Stamattina sono da solo perché avevo un impegno in Ticino. Ma il treno è un'ottima occasione per incontrare gente e parlare anche, perché no, di politica.”

Se venisse reintrodotto il volo Lugano-Berna?
“Penso che lo utilizzerei soprattutto quando vai e vieni in una giornata. Settimana scorsa ho preso il treno a Chiasso alle 5.30 di mattina e sono tornato a casa a mezzanotte e mezza. In quei casi l'aereo può essere interessante perché, anche se in treno si lavora benissimo, fare nove ore di viaggio è abbastanza tosto.”

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