01 ott 2007 - 12:54 Aggiornamento 12 nov 2014 - 16:38 0
Gli evangelici ticinesi contro l'intolleranza
BELLINZONA - "Non è certo compito di una Chiesa interferire nelle scelte politiche ed elettorali dei cittadini, né il Consiglio sinodale della Chiesa evangelica riformata nel Ticino ha alcuna intenzione di farlo. La preoccupazione di rispettare le scelte di ciascuno spiega anche il ritardo della nostra reazione".
E' con queste parole che il Consiglio sinodale della Chiesa Evangelica Riformata ticinese apre, o meglio riapre il dibattito sulla propaganda elettorale dell'UDC. Preso di mira, ancora una volta, è il manifesto riguardante le pecore bianche che scalciano la pecora nera, che, secondo il sinodo evangelico "non può lasciarci indifferenti, in quanto il contenuto di questo messaggio urta profondamente le nostre convinzioni derivate non già da scelte ideologiche o partitiche ma dai fondamenti stessi della fede cristiana".
Riprendendo la parabola biblica del buon pastore, gli evangelici ritengono il manifesto "una specie di parabola dei nostri tempi, una contro-parabola rispetto a quella del pastore che va alla ricerca della pecora smarrita".
Il contenuto che vuole far passare – si legge nella nota stampa -nel contesto del clima sempre più pesante intriso di pregiudizi e di non troppo velato razzismo che stiamo respirando – non si limita all’appoggio ad una proposta di legge “per mandare a casa i delinquenti stranieri” (ma dove mandiamo, allora quelli indigeni?). La pecora nera evoca in fondo l’immagine di ogni persona diversa, per qualsiasi motivo, dagli standard e dalla qualità (razza?) che si vorrebbe preservare. Questo modo di pensare è tanto più preoccupante in quanto troppo fresca è ancora la ferita del XX secolo segnato da devastanti ideologie, sia di destra che di sinistra, che hanno seminato distruzione e morte".
Il Consiglio sinodale della Chiesa evangelica riformata - si legge infine nella nota - tiene ad esprimere con chiarezza il suo dissenso da una propaganda che, facendo presa sulle paure e sul bisogno di sicurezza molto diffuso nella società civile, trasmette intolleranza e alimenta la cultura dell’esclusione e dell’emarginazione del tutto opposta a quella cristiana dell’accoglienza, dell’integrazione e della solidarietà".