È la volta di Matteo Gianini, candidato al Consiglio degli Stati per il Partito Umanista, presentarsi nel nostro spazio elettorale, dopo . “È importante modernizzare la Svizzera, accettare maggiormente la cultura del rischio” dice e aggiunge. “Gli stranieri servono, ora più che mai, alla Svizzera. Servono all’economia elvetica”
Per quali tematiche ticinesi intende battersi a Berna? E per quali motivi?
"Primo fra tutti l’ambiente. Bisogna approdare ad un’economia eco-sostenibile. È il global warming che ce lo impone. I costi (sociali, ecologici, assicurativi, sanitari, …) di una mancata riconversione dell’economia svizzera sarebbero troppo alti. Oggi prima di tutto è il Capitale che per sopravvivere ha bisogno di ripensare sé stesso in modo sostenibile per non sprofondare nei costi dei cambiamenti climatici. E ciò non vale solo per il Ticino, ma per tutta la Svizzera. Il Ticino invece ha bisogno di sfruttare alcuni atout offerti da Berna. Si è deciso di fare Alptransit? Bene, il Ticino concentri le risorse, la creatività e le strategie per dotarsi di un’importante stazione Ticino-Alptransit. L’ubicazione ha fondamentalmente due opzioni: Lugano-Muzzano o Camorino-S.Antonino. Io difendo la seconda opzione, per far sì che questo progetto possa essere un motore di sviluppo per il Bellinzonese e per il Locarnese. Da sola non basta la stazione, ma potrebbe essere interpretata come piattaforma di crescita per queste regioni. Inoltre si dia vita ad un polo (universitario) scientifico, raggruppando attorno ad un’idea forte l’IRB (Istituto di ricerca in biomedicina), lo IOSI (Istituto di oncologia della Svizzera italiana) e si crei una facoltà di medicina, con possibilità di espansioni nei settori delle biotecnologie, nella scienza dei materiali, e nelle nanotecnologie, con relativo incubatore di start-up. Ecco che se Lugano e Chiasso sono focalizzati sul bancario e sul terziario finanziario, il Bellinzonese ed il Locarnese potrebbero focalizzarsi nei settori della “scienza di punta” creando finalmente un polo di innovazione tecnologica ad alto valore aggiunto. Solo così il Sopraceneri non dipenderà economicamente da Lugano e dintorni. In caso contrario si condanna il Sopraceneri ad elemosinare fondi di compensazione e fondi di livellamento a Lugano. È arrivato il momento che anche al nord del Ceneri ci si doti di un forte progetto economico e delle strategie per attuarlo. Basta pensare solo all’amministrazione cantonale e alle ex regie federali come opportunità occupazionali. È arrivato il momento di essere intraprendenti e coraggiosi".
Quali cambiamenti vorrebbe vedere a livello svizzero? Secondo lei di cosa ha bisogno oggi la Svizzera?
"Iniziamo a non guardarci l’ombelico e sempre crederci il centro del mondo. Piantiamola di cullarci nei miti elvetici e guardiamo alla realtà. Il contesto della globalizzazione offre molte opportunità, ma anche diverse insidie. E non si può dormire sugli allori. Bisogna attuare una profonda rivoluzione culturale, modificando i paradigmi. È importante modernizzare la Svizzera, accettare maggiormente la cultura del rischio (imprenditoriale e non solo), aprirsi alle novità, differenze e innovazioni. La Svizzera come l’Europa oggi non possono più vivere di rendita. Il continente Cindia (Cina+India) è lì che incalza le nostre rendite di posizione. Prima di conoscesse Mao, la Cina era il paese più povero al mondo. Oggi non è un paese ricco come la Svizzera, ma è cresciuto notevolmente. Con tutti i suoi limiti (assenza di democrazia in primis). Ma è una realtà di cui prendere atto. Cina e India stanno investendo molto in ricerca, università e formazione. In informatica, chimica, biologia, … i due paesi stanno sfornando più laureati dell’Europa. Se la Cina è diventata la “fabbrica del pianeta” (e dal basso valore aggiunto sta via via iniziando ad entrare nei settori ad alto valore aggiunto), l’India “il back office della Terra”, e aggiungiamo che Brasile e Russia saranno il carburante del pianeta (il primo con l’etanolo ed il biodiesel, la seconda con il gas ed il petrolio),noi che ruolo vogliamo interpretare? Il cucù del pianeta? Non credo sia una strada percorribile. Certo il settore bancario elvetico ha consolidato le sue posizioni, la farmaceutica basilese pure, e l’industra delle macchine di precisione funziona ancora bene. Ma non è scontato che in futuro non siano maggiormente insidiate. E l’unica strada percorribile per noi, è quella dell’innovazione strettamente legata alla valorizzazione del Capitale umano".
Leggendo i blog di politica emerge un atteggiamento di sfiducia nella politica e nei politici da parte della popolazione. Secondo lei perché, e come bisognerebbe correre ai ripari?
"Certo che c’è sfiducia verso la politica. Non ci sono più i partiti di massa. E non c’è più timore-rispetto verso le istituzioni. La politica ha un linguaggio proprio, strumenti propri, riti propri che sono rimasti quelli del 20simo secolo. L’autonomia della politica dalle dinamiche sociali ha creato un mondo, quello politico, autoreferenziale. I politici vengono percepiti (e non sempre a torto) come una casta di intoccabili e privilegiati. Rimedi? Beh, è difficile. Bisognerebbe ripensare la politica radicalmente, visto che l’attuale modalità di far politica è figlia della rivoluzione industriale, del fordismo, della centralità dello Stato-nazione, … . Un mondo che non c’è più, o che c’è ma profondamente mutato. Chi fa politica insegue il potere (o per scopi idealistici, o per tornaconto personale), ma il potere è altrove. La politica è un involucro svuotato. È solo, spesso, uno sterile esercizio di narcisismo. Prendiamo il caso del grounding Swissair. Secondo voi avevano più potere Villiger e Leuenberger o Marcel Ospel e Mühlemann? Chi veramente dirigeva il gioco? I politici possono occuparsi di divieto di fumo, di museruola per cani, e di qualche altra cosa, ma sono impotenti davanti alle delocalizzazioni industriali, alle stock options e bonus per manager, a stabilire qualche regola per gli hedge funds, private equity e affini. Se si vuole avere qualche incisività in questi ambiti è essenziale rompere la “fortezza” politica autoreferenziale, tornare ad interagire sistematicamente con la società e abbandonare il populismo sia di destra (“tutta colpa degli stranieri”) sia di sinistra (“la classe operaia è usurpata dal Capitale”). Il populismo è un’ottima tecnica di marketing a corto termine. A medio e lungo è un boomerang. Iniziamo a dire a sinistra che è una semplice chimera che nella società della conoscenza si pretenda che l’operaio, che so, muratore o asfaltatore, guadagni come un informatico o un controller finanziario. Come piantiamola di dire che la borsa arricchisce i già ricchi della Svizzera. Sarebbe ora che qualcuno dica a chiare lettere che LPP, terzo pilastro, assicurazioni vita, avvolte AVS e casse malati… sono la parte maggioritaria dei fondi di investimento che operano sui mercati azionari, obbligazionari e altro. Il walfare elvetico è finanziato dalla borsa, non solo le grandi ricchezze degli uomini più ricchi".
Quattro problematiche di cui si parla spesso: integrazione, ambiente, disoccupazione e costi della salute. Qual è la sua posizione in merito a queste tematiche?
Integrazione
"Gli stranieri servono, ora più che mai, alla Svizzera. Servono all’economia elvetica. Questo è un dato di fatto. La Svizzera ha un tasso demografico negativo senza l’apporto dell’emigrazione. Gli stranieri ci servono sia per i lavori più umili, ma sempre più per i lavori ad alto valore aggiunto, che richiedono alti saperi e conoscenze. Ci servono per finanziare l’AVS, ecc. . Dunque a prescindere se si vuole essere “buonisti” o per la “tolleranza zero”, bisogna partire dal presupposto che senza gli stranieri la Svizzera va in declino. Che piaccia o meno. Detto questo è ovvio che bisogna operare per una buona convivenza. È a vantaggio di tutti. E ciò passa da adeguate politiche di integrazione. È anche un’opportunità di crescita per gli svizzeri".
Ambiente
"L’ambiente è oggi il limite strutturale più importante per la crescita e lo sviluppo di una nazione. Ma questo limite è anche una grande opportunità per la nostra società. Non bisogna solo rispettare gli accordi di Kyoto per “frenare” il surriscaldamento del pianeta. Bisogna rispettarli anche perché forse avremo un’aria migliore, ci ammaleremo di meno e migliorerà la qualità dell’aria. In concreto nella prossima legislatura:
- costruiamo elusivamente case, edifici, immobili rispettando gli standard più elevati di Minergie e dotiamo ogni tetto di pannelli solari;
- l’agricoltura svizzera, che è fortemente finanziata dallo Stato, convertiamola al biologico e al biodinamico. Non solo. Raggruppiamo le aziende agricole per la produzione di biomasse. E trasformiamo gli scarti vegetali in biodiesel e bioetanolo;
- si investa maggiormente nelle infrastrutture di trasporto, in modo particolare ferrovie, mini-metrò cittadine, tram, ecc".
Disoccupazione
"Argomento complesso, e non scindibile da quello della formazione e delle politiche occupazionali. L’epoca del lavoro presso la stessa azienda per tutta la vita è finito! È anche vero che più sono alte le competenze e più è facile trovare opportunità di lavoro. Allo stesso tempo vanno implementate le politiche di accompagnamento alla realtà imprenditoriale. In concreto per la prossima legislatura:
- istituiamo un reddito universale di cittadinanza (o basic income) in modo che la fine del posto di lavoro “sicuro” non coincida con l’angoscia della precarietà. Se vogliamo una società flessibile, ci devono pure essere gli strumenti moderni per far sì che flessibile non corrisponda a precario;
- si trasformino i corsi di ripetizione del servizio militare, dove essenzialmente si va a marciare, in uno spazio di formazione continua che permetta alle persone e alle aziende di accrescere le competenze e i saperi. Ovviamente questo spazio per la formazione continua sia aperto anche alle donne. La Svizzera non deve investire in FA18, carri armati e caserme, bensì nella valorizzazione del proprio capitale umano! La formazione e l’apprendimento non devono più essere viste come intervento quando una persona è stata estromessa dal mercato del lavoro. Bisogna vivere la formazione permanente e lo sviluppo dei saperi come leva strategica di crescita per rendere più competitiva e performante la nostra economia;
- la Confederazione crei un grande venture capital (o angel capital) per partecipare con capitale di rischio a start-up innovative e ad alto valore aggiunto. Non sussidi ad innaffiatoio, ma partnership con chi crea, innova, rischia ed inventa. Un grande collettore fra ricerca universitaria e imprenditoria;
- abbattere tutti i cartelli, le commistioni e le dinamiche corporative-feudali nel mercato, soprattutto nei settori degli appalti pubblici. Non può essere che la principale leva competitiva di un’azienda non siano i suoi prodotti innovativi, i suoi processi di produzione moderni ed efficienti, ma la “capacità” di avere entrature in alcuni ambienti (istituzionali, politici, ecc.). La concorrenza deve essere reale e non virtuale!
- istituiamo un salario minimo garantito. Al giorno d’oggi i lavoratori che operano in settori non coperti da contratti collettivi vincolanti non hanno un salario minimo per legge (persino gli USA ce l’hanno). In un contesto di libera circolazione delle persone, è il minimo che si possa fare per evitare il dumping salariale".
Costi della salute
"In tutti i paesi occidentali crescono i costi della salute. Questo è dovuto ad una domanda sempre più esigente, ai costi di ricerca sempre più ingenti, all’invecchiamento della popolazione, ecc. Quanto vogliamo spendere per la nostra salute? E come ripartiamo i costi? In Svizzera la cassa malati unica in base al reddito è miseramente fallita. Bisogna a questo punto intraprendere altre strade. Sicuramente bisogna valorizzare la medicina alternativa, che ha costi più bassi e un approccio più “dolce” e più responsabilizzante del paziente. Bisognerebbe anche affrontare il problema culturale “dell’immortalità” e del “sempre sano”. Viviamo in una società in cui si vuole sempre essere efficienti e spesso ci dimentichiamo che non siamo macchine e tanto meno immortali, e che non si può pretendere cha la medicina risolva tutto, anche il semplice invecchiamento. Penso che sia arrivata l’ora di ragionare sui limiti della medicina e sui limiti del sistema sanitario".
RED