BERNA - Lo storico Jean-François Bergier, già presidente della Commissione indipendente d'esperti Svizzera-Seconda guerra mondiale, si è detto contrario all'espulsione forzata di 523 candidati all'asilo respinti dal Canton Vaud. Uno stato di diritto non può ricorrere alla forza fisica per allontanare persone che non hanno commesso reati.
In un'intervista rilasciata ai quotidiani "24 Heures" e "Tribune de Genève", Bergier indica che vi sono analogie tra la situazione odierna e quella venutasi a creare durante la seconda Guerra Mondiale: nei due casi abbiamo "da una parte regolamenti e dall'altra individui".
Durante il conflitto, "i regolamenti - a parte qualche eccezione - sono stati applicati ciecamente. Non riconoscere agli ebrei o agli zingari lo status di rifugiato politico fu un'aberrazione, perché erano minacciati di morte". Oggi vengono ripetuti gli stessi errori: "si applicano regolamenti alla lettera senza esaminare la situazione delle persone".
Anche il contesto ideologico presenta similitudini: oggi come allora entra infatti in gioco "la paura dello straniero". La tradizione umanitaria della Svizzera, secondo Bergier, "esiste ancora", ma è diventata selettiva, "à la carte".