Laffranchini: «Per ora nessun caso in Ticino, ma non stiamo con le mani in mano. Allo studio un sistema di identificazione»
LUGANO - Droghe, pornografia e telefoni cellulari. Sono solo alcuni degli oggetti che i detenuti hanno cercato di farsi recapitare in carcere mediante l'uso di un drone.
A metà ottobre, ad esempio, uno di questi apparecchi, imbottito di droga, si è schiantato contro il carcere di Luneburgo, in Germania. Nel 2015, invece, due uomini sono stati arrestati negli Stati Uniti per aver tentato di introdurre materiale pornografico in una prigione. In Svizzera il fenomeno non è sconosciuto. C'è un caso confermato presso il centro di detenzione di Bostadel a Menzingen (ZG) in cui nel 2014 si è cercato di introdurre un telefono cellulare sfruttando uno di questi apparecchi radiocomandati.
I centri di detenzione corrono ai ripari - Ovviamente i centri di detenzione non stanno a guardare. Il carcere di Lenzburg (AG) e quello di Menzingen hanno installato un sistema di telecamere per il rilevamento di piccoli oggetti volanti.
Il sistema è efficace - All'inizio il sistema di monitoraggio ha dato qualche problema. Si attivava anche con il passaggio degli uccelli. Sono però stati apportati i correttivi necessari ed ora i falsi allarmi sono spariti. La fase di test è praticamente ultimata e il sistema dovrebbe diventare operativo già dalla prossima settimana.
Anche in Ticino - «Per il momento da noi non è mai accaduto che un drone tentasse di introdurre qualcosa nelle nostre carceri - ci tiene a sottolineare Stefano Laffranchini, Direttore delle Strutture Carcerarie Cantonali -, ma non restiamo con le mani in mano». Un'analisi effettuata sui centri di detenzione ticinesi ha infatti rilevato che, «se presso il carcere preventivo (La Farera), considerata la conformazione delle celle, non vi è il rischio che un drone possa fungere da fattorino nascosto», diverso è il caso per il carcere penale (La Stampa) dove «sebbene la conformazione del terreno lo renda difficile, non è impossibile».
Sulla base di queste considerazioni sono iniziati i lavori di verifica della fattibilità di un progetto analogo a quelli intrapresi a nord delle Alpi. «L'intenzione - spiega Laffranchini - è di dotarci di un sistema di identificazione droni simile a quello di Lenzburg, dove ci recheremo prossimamente proprio per studiarne le caratteristiche».
Insomma, i pericoli nell'uso scorretto dei droni non sono sottovalutati: «Non è affatto una sciocchezza. Un drone è in grado di eludere tutti i controlli d'entrata. E di introdurre armi e droga o permettere ai detenuti di comunicare con l'esterno».