Si infiamma nuovamente sui social la polemica: l'attacco a Gobbi diventa personale
BELLINZONA - Non si placa la guerra social scaturita da una multa al politico italiano Vittorio Sgarbi. Dopo il primo sfogo del critico d'arte, il consigliere di stato Norman Gobbi aveva risposto per le rime alle accuse contro la polizia ticinese, ma Sgarbi, che la scena la conosce, è tornato alla carica e con toni più pesanti.
Il politico italiano ha dedicato un post su Facebook a Norman Gobbi, descrivendolo come un «personaggio pittoresco» che è stato «accusato di razzismo e di coprire le simpatie per il Nazismo di un appartenente alla Polizia cantonale». Il tutto con link a una ripresa di Swissinfo del Blick risalente al 2015.
«Un tipo così», ha continuato, «con una faccia così, e con le ambiguità che lo contraddistinguono diciamo che è l’ultima persona della Svizzera a poter fare o dare lezioni di moralità, rispetto delle regole e condotte civiche». Ha poi ribadito di non avere un'auto blu, e che al momento del fermo, avvenuto alcuni giorni fa alla dogana di Chiasso, viaggiava con auto e «autisti miei, pagati da me».
Sgarbi ha poi concluso così: «Lo dico a Gobbi. E al povero bovino che gli sta accanto». E per aver ancora maggiore certezza che il messaggio arrivi a destinazione, ha rilanciato le accuse direttamente nel post Facebook del 10 agosto del Consigliere di Stato leghista.
Sgarbi ha infine ripostato un commento del giornalista italiano Pietrangelo Buttafuoco, che tira in ballo l'arcinota (ed errata) frase de "Il terzo uomo": «La Svizzera che si fa vanto di non avere auto blù, di essere la terra dove la legge è legge e di voler così impartire una lezione a Vittorio Sgarbi che se ne fa beffe di una multa per avere saltato una fila, dovrebbe comunque ricordare la sentenza di Orson Welles: "In Italia per trecento anni sotto i Borgia ci sono stati guerra, terrore, criminalità, spargimenti di sangue. Ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo, il Rinascimento. In Svizzera vivevano in amore fraterno, hanno avuto cinquecento anni di pace e democrazia. E cosa hanno prodotto? L'orologio a cucù"».