TICINO - La Federazione cantonale ambulanze (FCTSA) ha ritenuto necessario diramare un comunicato stampa in cui precisare la sua posizione sul concetto I.C.E., a seguito delle numerose sollecitazioni di utenti.
L'I.C.E. è quella sigla (uno pseudonimo predefinito) che dovrebbe apparire nella rubrica dei numeri di telefono nel cellulare di ognuno e dovrebbe rappresentare la prima persona di contatto in caso di sinistro, da parte degli operatori delle ambulanze.
Innanzitutto, precisa la nota, "a livello europeo rischia comunque già in partenza di essere inficiata nell'applicabilità pratica a causa dei diversi idiomi in uso; esistono infatti proposte di nomenclare i nomi secondo il codice ECE, SOS, IN, ..."
Pur riconoscendo la validità dello strumento proposto, la Federazione sottolinea "come la legislazione svizzera in materia di protezione dei dati sia estremamente restrittiva e rischi pertanto di vanificare il successo di tali iniziative. Non compete infatti al soccorritore d'ambulanza prendere contatto con eventuali parenti per informarli in caso di necessità; si tratta di un compito esclusivamente a carico degli organi di polizia.
Dal punto di vista legale il soccorritore che pratica questo tipo di azione viola la legge sostanzialmente per due motivi: appropriazione indebita (uso del telefono) e violazione del segreto professionale (comunicazione).
In conclusione, la FCTSA ritiene che "ogni iniziativa che permetta di aumentare la sensibilità del pubblico nei confronti del mondo dell'urgenza (conoscenza del 144, comportamento più attento, ...) non possa che essere salutata positivamente; ben venga dunque un eventuale uso di questo strumento in termini di cultura del cambiamento, anche se secondo l'aspetto meramente pratico non crediamo possa apportare particolari cambiamenti in termini di efficacia del soccorso".
Già da alcune settimane la Federazione cantonale ha proposto all'associazione nazionale di riferimento (Interassociazione di salvataggio) di approfondire la tematica a livello nazionale, naturalmente in stretta collaborazione con i partner di primo intervento (polizia e pompieri), anche per verificare la sostenibilità di impiegare questi nuovi canali di comunicazione per migliorare la conoscenza e l'approccio al (a volte misconosciuto) mondo del soccorso e dell'emergenza.