Il lavoro dei due fotografi è in mostra a Palazzo Reali fino al 14 giugno.
LUGANO - Dal 1° marzo fino al 14 giugno il Museo d’arte della Svizzera italiana presenta negli spazi rinnovati di Palazzo Reali il lavoro dei fotografi Harry Shunk e János Kender che, attraverso le loro fotografie, restituiscono un’inestimabile testimonianza del mondo dell’arte d’avanguardia e dei suoi più celebri rappresentanti: Andy Wahrol, Christo e Jeanne-Claude, Yves Klein, Daniel Spoerri, Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, immortalati a Parigi e New York tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ’70.
La mostra, concepita dal Centre Pompidou di Parigi, in collaborazione con il MASI, è la prima retrospettiva per i fotografi Harry Shunk e János Kender e ne documenta il lavoro quale testimonianza dello spirito di una generazione di artisti interessati alla sperimentazione e alla liberazione sessuale e artistica, costantemente alla ricerca di spazi nuovi e alternativi in cui creare e diffondere la loro arte. Shunk e Kender sono testimoni, ma anche artisti e autori essi stessi, di quel cruciale ventennio del ventesimo secolo. La natura delle loro immagini è doppia poiché costituiscono tanto una documentazione cruciale quanto un’opera fotografica a sé stante. Si stabilisce in questo modo un capovolgimento fondamentale: la fotografia, definita da Charles Baudelaire nel 1859 come «umile serva delle arti», diventa qui la loro più vitale compagna.
Le fotografie esposte, raggruppate nelle sezioni “Intimità”, “Il corpo in azione” e “Nuovi spazi”, immergono il pubblico nella scena artistica parigina con una serie di scatti di inaugurazioni, mostre e performance: il famoso fotomontaggio Le Saut dans le vide di Yves Klein (1960); gli scatti realizzati durante le sue numerose sessioni delle Anthropométries e quelle di tiro di Niki de Saint Phalle per la mostra Feu à Volonté (1961) o le cene di Daniel Spoerri, come quella organizzata in occasione della mostra 723 utensiles de cuisine (1963). La vicinanza al gruppo dei Nouveaux Réalistes porta Shunk e Kender a immortalarne anche le performances organizzate a Milano nel 1970, in occasione del decimo anniversario della nascita del movimento parigino.
Il duo si sposta poi a New York alla fine degli anni Sessanta per documentare gli Happenings di Yayoi Kusama, le coreografie di Trisha Brown in zone industriali di Soho riconvertite in studi e le sperimentazioni artistiche di Pier 18, un progetto ideato e organizzato dal curatore indipendente Willoughby Sharp, per il quale Shunk e Kender fotografano l’operato di 27 artisti. Gli scatti vengono esposti al MoMA l’estate successiva nell’unica mostra che celebra il lavoro dei due con entrambi ancora in vita.
Shunk e Kender sono tra i primi ad avventurarsi fuori dallo studio fotografico, accompagnando gli artisti nella ricerca più avanguardista. Quella che si crea tra gli artisti e i fotografi è una profonda empatia, che rende i due l’unico riferimento dei circoli dell’avanguardia tra gli anni ‘50 e ‘70. Da questo singolare legame di fiducia nascono la maggior parte delle fotografie private che ritraggono gli artisti nella loro intimità. Tra quelle esposte, troviamo Robert Rauschenberg a casa circondato dai suoi animali domestici e Andy Wahrol ritratto nei momenti di riposo durante la sua prima visita a Parigi nel 1965 in occasione della mostra dedicata all’artista americano presso la Galleria Sonnabend. Warhol ritorna protagonista in una delle ultime collaborazioni tra i due fotografi, realizzata nel 1971, in occasione della pubblicazione di The Autobiography & Sex Life of Andy Warhol, un libro illustrato da istantanee di Shunk e Kender che raccoglie interviste a persone vicine all’artista: un inestimabile ritratto della figura chiave della scena underground degli anni ‘60.
I due fotografi nel 1973 mettono fine al loro rapporto e arrivano all’accordo per cui tutte le fotografie del periodo 1958-1973 sarebbero state firmate con la sigla “Shunk-Kender”, indipendentemente dall’autore dello scatto. Shunk continuerà da solo a documentare la scena artistica del suo tempo fino a un progressivo isolamento che caratterizzerà gli ultimi anni della sua vita. Il percorso espositivo, curato da Julie Jones, Stéphanie Rivoire e Chloé Goualc’h, si compone di 450 scatti e documenti originali tra i più di 10'000 donati dalla Roy Lichtenstein Foundation nel 2014 e conservati presso la Bibliothèque Kandisky di Parigi.