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INTERVISTA

Migone arriva a Locarno e ci spiega il perchè di quell'occhio nero

Appuntamento il 21 settembre con Paolo Migone, un comico con il pallino dell’invenzioni anche fuori dal palco
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Migone arriva a Locarno e ci spiega il perchè di quell'occhio nero
Appuntamento il 21 settembre con Paolo Migone, un comico con il pallino dell’invenzioni anche fuori dal palco
LOCARNO - A dicembre dell’anno scorso abbiamo riso con lui del baratro che divide il genere maschile da quello femminile nel suo adattamento teatrale di “Gli uomini vengono da marte, le donne da venere”, oggi torna in Ticino pe...

LOCARNO - A dicembre dell’anno scorso abbiamo riso con lui del baratro che divide il genere maschile da quello femminile nel suo adattamento teatrale di “Gli uomini vengono da marte, le donne da venere”, oggi torna in Ticino per portare in scena un rinnovato “Dei numero 2 sono il numero 1”. Lui è Paolo Migone, quello con il camice bianco e l’occhio nero per intenderci, una caratteristica che è ormai diventata una sorta di marchio di fabbrica.

Giusto per curiosità quel personaggio quell’occhio pesto come se l’è procurato?
"Si parla di 25 anni fa. La storia è di un professore che girava con la sua assistente a bordo di una 850  per tenere delle conferenze sulla malinconia e prima della conferenza subivo un incidente stradale mostruoso. Era un pretesto per la mia follia, i capelli dritti, il camice tutto macchiato d’olio della macchina…era nata così l’idea".

Non hai fatto a pugni con il vero numero uno dei numeri due per prendere il suo posto?
"No, no, ero reduce da un incidente stradale".

Hai mai vissuto la situazione di arrivare secondo?
"Certo, a vela, l’unica volta che sono arrivato bene mi sono classificato secondo".

Dicono che, a conti fatti, in una gara meglio arrivare o primi o terzi, cosa ne pensi?
"Verissimo. Il secondo è il primo degli sconfitti, meglio arrivare terzi".

Mai vinto una medaglia?
"Mai, in vita mia non sono mai arrivato primo".

Sei una persona competitiva?
"Direi di no. Ho un animo turistico, da gita, anche in moto non mi piace primeggiare".

Nella vita è importante essere numeri uno?
"Se nasci numero uno sì. Io mi sento bene nella graduatoria del mio campo: la comicità; sono uno dei numero uno, ma non sono il numero uno. Diciamo che faccio parte di un gruppo di quattro o cinque numeri uno".

Metti in scena spaccati della crisi odierna, qual è il suo aspetto più surreale?
"Sono veramente stufo di questo piccolo uomo, sono vent’anni che si parla di lui e ci si ricasca ancora. Sono davvero disgustato da questi pastrocchi che stanno là. Aveva ragione Grillo, se lo sono già inglobato, metabolizzato. Oggi mi fa schifo aprire il giornale".

“Dei numeri 2 sono il numero 1”, è uno spettacolo che torni a proporre ma con rinnovata linfa.
"Certo. Sono l’autore dei miei spettacoli questo mi permette di levare la pasta secca per sostituirla con una più fresca. Ho tutta una serie di storie maturate durante un’estate molto faticosa che mi ha impegnato in 43 spettacoli: buttarmi in macchina sull’autostrada mi ha dato un sacco di aneddoti nuovi da raccontare. Io godo la sera quando salgo sul palco ma prima di arrivarci passo ore da solo in auto, nelle aree di servizio a guardare i biscotti e le macchinine, è dura. Poi arrivo nella pensione da solo, faccio la doccia, poi faccio la doccia, rifaccio la doccia, è una vita abbastanza pesante".

Però non puoi farne a meno…
"No, è come una droga, sono come il marinaio arrivato in porto: dopo tre giorni vuole ripartire".
 
Se tu non fossi attore cosa saresti?
"A me piacerebbe tanto il designer d’arredo d’interni. Mica male no? Addirittura a spese mie sto facendo il designer abusivo".

Ossia?
"Ho tirato fuori questa linea che si chiama sbilenco ottantotto (la o è scritta nel cerchietto alto del primo otto), sono pezzi che mi faccio costruire dal falegname o dal fabbro spendendo un sacco di soldi. Ora mi lancio a Milano in un grande negozio, farò una performance per proporre i miei oggetti. Sono idee che mi vengono di notte. Sono posseduto dalle immagini…"

Qualche esempio?
"Ne ho due: uno è uno specchio da bagno piccolo che si chiama Precarius, sembra che venga giù da un momento  all’altro ma non è così. Il secondo invece si chiama Dis-ordine, e rimette ordine al caos quotidiano: uno torna a casa lancia le chiavi in un imbuto gigante e queste finiscono attraverso un buco nel cassetto. Questo mi porterà alla ricchezza vera".

Un consiglio ai giovani che si apprestano ad affrontare questo mondo?
"Andare a New York , o a Londra o a Parigi. Lasciare temporaneamente l’Italia che è veramente un minestrone di brutta roba e poi tornare più forti, più preparati e con qualche lingua in più. Io se fossi più giovane tenterei di prendere il volo, sì. Qui non cambia niente".

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