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INTERVISTA: Quattro chiacchiere con Renato Pozzetto
"Se un ruolo prevede che la protagonista sia una donna che fa perdere la testa agli uomini, deve per forza essere interpretato da una bella donna e, quindi, non necessariamente deve sapere dieci lingue…"

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INTERVISTA: Quattro chiacchiere con Renato Pozzetto
"Se un ruolo prevede che la protagonista sia una donna che fa perdere la testa agli uomini, deve per forza essere interpretato da una bella donna e, quindi, non necessariamente deve sapere dieci lingue…"
Mi accorgo di avere sempre più capelli grigi. Loro erano agli albori ed io un ragazzino che imparava a memoria i loro sketch ascoltandoli e riascoltandoli fino alla nausea dal registratore a cassette, regalo della mia prima comunione. E chi se li ri...
Mi accorgo di avere sempre più capelli grigi. Loro erano agli albori ed io un ragazzino che imparava a memoria i loro sketch ascoltandoli e riascoltandoli fino alla nausea dal registratore a cassette, regalo della mia prima comunione. E chi se li ricordava più quei tempi? Beh, questa sera ci hanno pensato loro a rinfrescarmi la memoria.
Cochi Ponzoni e Renato Pozzetto, in arte Cochi & Renato. La coppia più „fuori“ degli anni settanta. Comicità moderna, allora, quasi una sorta di demenzialità intelligente, troppo forse per quei periodi. Troppo… non saprei però se troppo demenziale o troppo intelligente… dovrei rifletterci meglio, ma non ne vale la pena. Ma pur sempre rispettosa, tale da potersi permettere una „Canzonissima“ in anni di televisione all‘insegna delle censure cattoliche e che videro tra i „silurati“ nomi quali Dario Fo e Signora… alla faccia dell‘Italia che cambia!
Lo spirito dei due comici, però, non cambia anche se siamo nell‘anno duemila, anche se la comicità ha licenza d‘uccidere, anzi, oggi il successo di un comico è spesso direttamente proporzionato al numero di querele che "incassa". Loro no. Per non offendere cambiano persino i nomi di persona negli sketch. Chi si ricorda, nella scena del "reduce“, la frase „…quel pirla di un Silvio“?. Ebbene, nella versione moderna il „pirla“ si chiama Silvano! Silvio è un nome troppo "navigato“ in questi ultimi tempi per associarlo ad una definizione simile.
È chiaro che al ventenne che assiste allo spettacolo oggi non cambia nulla se il "pirla“ si chiama Silvano o Silvio, ma per un quarantenne come me, che nella mente ricorda quasi tutte le battute di quello sketch, scusate, ma questo "Silvano“ non c‘entra proprio nulla.
Prima dello spettacolo abbiamo avuto l‘occasione di incontrare Renato Pozzetto. Nessuna domanda sulla ricongiunzione con Cochi, argomento ormai troppo inflazionato. Parliamo d‘altro.
In una nostra recente intervista, Jannacci ci ha raccontato come è nata la canzone "Nebbia in Val Padana"…
L‘idea era quella di comporre una canzone, che poi è diventata la sigla del serial televisivo, che spiegasse cosa c‘è nella la nebbia in Val Padana e Jannacci, che da sempre è il nostro riferimento musicale, c‘è riuscito perfettamente.
Oggi, in un‘età un po‘ più adulta, hai un riscontro diverso da trent‘anni fa nel cantare "la vita l‘è bela"?
Ma la canzone diceva che la vita è bella basta avere l‘ombrello. L‘ombrello è ciò che ti ripara dalle difficoltà. L‘ombrello può essere un buon lavoro, un certo ruolo nella società, un‘eredità del papà…
…più personalmente?
Personalmente io sono qui in questo momento perché questa sera rischio ancora la mia pelle con il pubblico. E per noi l‘ombrello, oggi, potrebbe voler dire la nostra esperienza, proporsi in modo pulito ed onesto e che, divertendo noi stessi, speriamo possa piacere anche al pubblico.
In qualche modo sei legato al Lago Maggiore…
Beh, non in qualche modo. Sia io che Cochi siamo molto legati al Lago Maggiore. Entrambi i nostri genitori sono scappati da Milano perché avevano bombardato le nostre case e siamo rimasti lì fino alla prima elementare. In seguito siamo sempre tornati per le vacanze e ancora oggi ci ritorno spesso. I miei genitori vivono tuttora lì…
…volevo però arrivare ad un‘altra domanda. Proprio in quella zona (da Luino a Laveno, ndr) c‘è stato un fiorire di comici demenzial-popolari. Dal recente Jacchetti a Salvi e Boldi. Ma anche di personaggi quali Dario Fo e Piero Chiara, originari anch‘essi del luinese. Secondo te, il clima lacustre di quelle longitudini, ha influito in qualche modo, oppure è stato solo un caso?
Può anche essere un fattore di „aria“, ma credo sia più una strana combinazione. In realtà io e Cochi non ci siamo mai riconosciuti come comici demenziali. Le nostre battute le prepariamo, le scriviamo e tante cose le facciamo anche solo per noi, per un nostro piacere. Nello spettacolo, oggi, presenteremo, ad esempio, due canzoni che abbiamo scritto tanto tempo fa e che non abbiamo mai proposto al pubblico perché ci sembravano più un esercizio surreale fatto su misura per noi. Non c‘è la demenza di proporre a caso e di proporle per caso senza considerare minimamente il risultato sul pubblico. Una di queste canzoni s‘intitola "Il piantatore di pellame" ed, allora, avevamo deciso di non proporla perché un po‘ troppo particolare…
(Non lo contraddico. Mi rendo conto che il tempo passa per tutti. Probabilmente Renato Pozzetto non si ricorda più che questa canzone è stata incisa e commercializzata proprio negli anni settanta e la tentazione di canticchiarla è forte…)
…Io non voglio entrare nel merito dell‘umorismo dei miei colleghi, posso solo dire che quello che penso della comicità vale anche per Cochi, Fo e Piero Chiara. Non sono certo il più adatto per criticare gli altri, anche se che alcuni di questi comici li sento più vicini al mio modo di divertirmi ed altri meno, ma non per questo sono meno bravi.
Ritornando all‘influenza del lago, ritengo che sia più pensabile ad una tendenza che ha coinvolto una zona geografica. Trent‘anni fa, prima che noi milanesi venissimo alla ribalta, chi iniziava a fare il comico, anche se del nord, parlava in romanesco. Poi è arrivata la comicità lombarda, poi i toscani, i napoletani e così via.
Una domanda che non risparmia nessuno dei nostri intervistati. Qual è il tuo rapporto con le nuove tecnologie?
Pessimo e confuso. Litigo spesso con la mia agenda elettronica. Un attimo fa cercavo disperatamente di ascoltare, senza successo, la segreteria telefonica del mio telefonino … mi ritengo un "tagliato fuori" dalle nuove tecnologie.
E per finire, una curiosità. In questi trent‘anni di carriera, hai lavorato spesso con bellissime donne. Hai incontrato più „galline intelligenti“ o più „galline“…diciamo, banali?
Immagino ti riferisci al cinema. Se un ruolo prevede che la protagonista sia una donna che fa perdere la testa agli uomini, deve per forza essere interpretato da una bella donna e, quindi, non necessariamente deve sapere dieci lingue. Quando realizzi un film pensi ad un prodotto che deve piacere al pubblico. Se questo implica la presenza di una bella donna, anche se non è proprio intelligente, chiudi un occhio, anche tutte e due. Chiaramente è sempre molto più piacevole poter lavorare con belle donne intelligenti, ma ti ripeto, l‘obiettivo è il prodotto finale e quindi…
Un saluto, una stretta di mano ed un "in bocca al lupo“. Si prepara per lo spettacolo. Io, in quel momento, non ero ancora disturbato dallo shock di „Silvano“ e la memoria della mia giovinezza era ancora offuscata.
… 24, 25, 26 capelli grigi. Mi fermo. Abbandono il censimento della mia chioma. Domani, comunque, è il 19 aprile del 2000 e non del1974.
di Gianni Giorgetti
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