Massimiliano Ay, candidato al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio per il Partito Comunista (lista 5)
Una delle conquiste di cui, come deputato uscente del Partito Comunista (PC), vado maggiormente fiero è quella relativa all’introduzione, fra gli obiettivi sociali della Costituzione cantonale, del principio della sovranità alimentare. Depositata nel 2018 questa mia iniziativa parlamentare è stata approvata prima dal parlamento e poi, in votazione popolare, da oltre il 62% della cittadinanza ticinese. Si tratta ora però di monitorarne attentamente la sua applicazione: benché sia un obiettivo sociale, infatti la sovranità alimentare rappresenta un vincolo costituzionale cui l’ente pubblico deve prestare attenzione nelle sue scelte in ambito certamente alimentare ma, più in generale, agricolo. Lo ha peraltro ricordato lo stesso Consigliere di Stato Christian Vitta intervenendo in Gran Consiglio nel tentativo di dissuadere dall’approvare la proposta.
Arrestare la perdita di terre coltive, privilegiare le filiere corte, rilanciare la formazione professionale nel settore primario, riequilibrare i rapporti tra le grandi aziende agricole e i piccoli contadini, ecc. sono tutti elementi che figurano nel programma con cui il PC si presenta all’appuntamento con le urne. L’impegno del Partito Comunista nel connettere due mondi che finora hanno faticato a dialogare, contadini da un lato ed ecologisti dall’altro, continuerà anche nella prossima legislatura. Memori del fatto che il nome con cui Pietro Monetti fondò il nostro Partito nel lontano 1944 era “Partito Operaio e Contadino Ticinese” (dal 1963 Partito del Lavoro e dal 2007 Partito Comunista ), siamo convinti che, in particolare a sinistra, occorra avere il coraggio di tornare a occuparsi del mondo agricolo e abbandonare certe tendenze “liberal” e “radical chic” che caratterizzano certo ambientalismo fin troppo urbano-centrico.
L’ecologismo deve insomma distanziarsi dalle mode “green” (e l’inglese non è usato a caso!) non solo per riconnettersi con chi si sporca le mani lavorando la terra garantendo l’approvvigionamento alimentare del Paese, ma anche restare ancorato a una lettura di classe della stessa questione ambientale: mai più dovremo avere a che fare con obbrobri anti-sociali come la Legge sul Co2 che il popolo ha giustamente respinto. La transizione ecologica non deve essere insomma pagata dai lavoratori e dai ceti popolari! Lo stesso dicasi per chi non si rende conto del problema che il lupo rappresenta per gli allevatori e per il territorio: i comunisti sono ormai gli unici a sinistra a chiederne il contenimento!
Ma se abbiamo raggiunto un primo passo con la sovranità alimentare dovremo impegnarci ora per raggiungere anche la sovranità energetica. Non per forza significa ricorrere al nucleare, come si tende a pensare a destra, ma anzitutto va sostenuta la produzione indigena di fonti rinnovabili, con un aumento della percentuale di approvvigionamento di AET da fonti di energia pulita e lo sviluppo di comunità energetiche di autoconsumo.