Siria Parzani, candidata n° 44 al Gran Consiglio per la Lista 5 (PC-POP)
28 marzo, ore 17.36. Mancano pochi, pochissimi giorni alle elezioni, ed eccomi qui a scrivere un articolo che funga da ultimo appello al voto della nostra lista, la quinta. Ma cosa poter mai dire di nuovo, quando è da mesi che i compagni e le compagne del partito lavorano assiduamente a questa campagna? Decine e decine di articoli redatti, di bancarelle nelle piazze ticinesi, di volantinaggi, di bucalettere riempite, di interviste, di incontri. Una campagna elettorale febbrile in cui si sono esposti e rimarcati i dati e i fatti, i principi e gli obiettivi di questo nostro Partito Comunista.
Ebbene, lasciatemi queste righe per essere un po’ più romantica e forse, qualcuno potrebbe dire, semplicista. Quarantaquattresima candidata della lista cinque, ma in primis ventiduenne neodiplomata in Italiano e Storia a Friburgo, non voglio essere troppo ridondante e ripetere quanto i militanti del partito hanno saputo esporre, a mio avviso, egregiamente ed esaustivamente.
Questo articolo nasce, in effetti, da una riflessione su una parola che ultimamente mi è spesso stata rivolta quasi a mo’ di accusa per commentare il partito del quale faccio parte: “utopia”.
Utopia, dunque, progetti irrealizzabili, che per quanto belli non saranno mai destinati a compiersi. Immagino che chi ci associ a questo sostantivo ci veda come malinconici e irrecuperabili sognatori, che la sera passano ore allo scrittoio fantasticando su mitiche città del sole e progettando una gaudente società in cui tutti si danno del “tu” e si lavora solo qualche ora al giorno.
E invece, il Partito Comunista continua a dimostrarsi realista e concreto. Con l’assiduo e serio lavoro dei nostri due granconsiglieri Massimiliano Ay e Lea Ferrari, è riuscito negli ultimi quattro anni ad abolire il numerus clausus per i corsi passerella per accedere alle università. Ha introdotto il principio di sovranità alimentare nella costituzione del nostro cantone, l’opzione specifica di pedagogia e psicologia al liceo di Locarno, e la garanzia di due giornate autogestite all’anno nelle scuole secondarie. Solo alcune, queste, di vittorie concrete che avranno un impatto altrettanto concreto sulla quotidianità della popolazione ticinese.
Respinti o non trattati, invece, atti volti a nazionalizzare la Posta, a creare un banco alimentare pubblico, a introdurre comunità terapeutiche per i disturbi alimentari, a promuovere una maggiore equità fiscale. Ora, non voglio credere che queste siano utopie. Che il superamento della scuola a livelli e il rafforzamento del settore sociosanitario siano obiettivi irrealizzabili, così come l’introduzione di un dignitoso salario minimo, la lotta al precariato giovanile e il consolidamento dei servizi di sostegno sociale.
È così assurdo lottare per questo? Personalmente mi sembra più inconcepibile il contrario, il restare inermi a guardare da lontano e considerarci non altro che un gruppo di ingenui intellettuali che sogna la propria Arcadia rossa, rassegnandosi così alla scheda bianca perché “tanto non cambia mai niente”.
Il Partito Comunista non è solo pugni alzati, begli slogan, bandiere rosse e volantini con falce e martello. Sta a voi elettori, ora più che mai, decidere se vederci così, continuando a definirci superficialmente “utopisti”, spesso bloccandovi davanti alla temibilissima parola “comunista”, o se andare oltre, riconoscere il lavoro fatto e sostenendoci per poter realizzare ciò che gli scettici definiscono irrealizzabile. E, soprattutto, unendovi così alla nostra lotta per la neutralità, per il lavoro, per il servizio pubblico, di cui vi invito ad approfondirne le sfaccettature nel nostro “Piano Tabù”.
Ogni singola crocetta alla lista 5 contribuisce a portare avanti questo nostro lavoro serio e concreto all’interno del Parlamento, cancellando così quell’etichetta di “utopia” confezionataci addosso e dandoci un’ulteriore possibilità di cambiare davvero le cose. Coraggio, dunque: penna in mano, un bel respiro, e fate la vostra scelta.
Comunque vada, il Partito Comunista non smetterà di lottare.