di Raffaella Soffiantini, Candidata PLR n. 49 al Consiglio comunale di Lugano
LUGANO - Mi sia concessa una riflessione sulla parità di genere.
In molti casi, purtroppo, è la famiglia che, senza nemmeno averne piena coscienza, limita, insinua differenze e pregiudizi tra i generi.
Ad esempio, da bambina, era abbastanza normale sentir dire che le donne dovevano occuparsi della casa e non lavorare mentre l’uomo doveva essere servito e riverito. Ricorrenti le battute del tipo “donne al volante pericolo costante”, le convinzioni secondo cui il motorino era solo per i ragazzi oppure che molti lavori manuali di riparazione o meccanica non erano per le donne.
È un dato di fatto che in Svizzera solo nel 1971, anno in cui sono nata, ci è stato concesso il diritto di voto, dopo molti anni in cui i movimenti femminili si sono battuti per far parte della “cosa pubblica” e della “democrazia”.
Per fortuna, già da bambina, avevo capito che spesso il trattamento riservato alle donne non era equo e quindi ho iniziato a ribellarmi contro certi pregiudizi, che poi, mio malgrado, ho ritrovato anche da adulta in alcuni ambienti lavorativi. Comportamenti inadeguati, terminologie inappropriate, le forme di discriminazione possono essere di varia natura.
Per tornare al ruolo della famiglia, è comprovato che c`è ancora chi educa i figli con una marcata differenza di genere. E questo senza rendersi conto del fatto che ogni figlio e ogni figlia saranno coloro che formeranno le nuove famiglie e, molti di loro, perpetueranno ciò che spesso inconsapevolmente è stato seminato dentro le mura domestiche.
Ci definiamo post moderni, utilizziamo mezzi supertecnologici ma ancora la nostra società non accoglie pienamente le donne come esseri paritari. Noi donne vogliamo esprimere la nostra intelligenza e la nostra creatività senza essere oggetto di discriminazione e violenza. Non abbiamo bisogno di corsie preferenziali. Siamo persone e i nostri doveri e diritti sono sanciti dalla Costituzione.
È così difficile prenderne consapevolezza?
La mortificazione fisica e psicologica di molte donne, che in casi drammatici sfocia nella loro morte, nasce quasi sempre in seno alla cellula primaria, la famiglia, quel terreno nel quale si cresce, si matura e si impara a rispettare se stessi e l'altro nella vera essenza di libertà.
Non permettiamo ancora che altre generazioni restino impantanate nell'acquitrino del retrogrado pensiero dove femminile e maschile rimangono antagonisti. Uomo e donna sono facce complementari che guardano la Vita secondo molteplici prospettive… a guardar bene, basterebbe educare.