Luca Frei, candidato PC al Consiglio comunale di Lugano sulla lista PS-PC-Giso-Indipendenti
LUGANO - Il consigliere comunale leghista Andrea Censi ha proposto con una mozione di ridurre i membri del Consiglio comunale di Lugano da 60 a 30. Una proposta che ricorda una riforma recentemente approvata in Italia e che ha previsto il taglio dei parlamentari.
Questo taglio, che comporterebbe una riduzione dell’operato delle istituzioni parlamentari, sarebbe altamente anti-democratico e si inserirebbe in un clima di anti-politica deleterio e distruttivo, che nient’altro fa che favorire i soliti privilegiati e sfavorire gli interessi della popolazione. Una riduzione dei consiglieri comunali, oltre a non essere sinonimo di maggiore qualità, sarebbe infatti un taglio della rappresentanza popolare e andrebbe a discapito principalmente dei partiti più piccoli, che farebbero ancora più fatica, a causa di una sorta di sbarramento naturale, ad accedere al legislativo comunale. Una tale mozione risulta dunque fortemente negativa, dato che essa favorirebbe soltanto i rappresentanti della élite economica e dei partiti di maggioranza, che già ora hanno fin troppo potere, a discapito dei più svantaggiati. Censi, tramite la sua mozione, propone dunque una paralisi dell’iniziativa politica, che favorirebbe uno squilibrio ancora maggiore a favore del potere esecutivo. Se si considera infatti l’attuale funzionamento del Consiglio comunale, una riduzione dei suoi membri significherebbe castrare di fatto i necessari approfondimenti (già oggi carenti) politici di cui si dovrebbe occupare teoricamente il legislativo, nonché bloccare l’attività del parlamento comunale, che già oggi si trova limitata a causa delle Commissioni oberate di lavoro, che non riescono a dare seguito in tempo utile ai vari atti parlamentari.
Purtroppo, Censi non è nuovo a proposte che mirano a tagliare i poteri democratici del Consiglio comunale di Lugano. Con una precedente mozione, purtroppo approvata dal legislativo comunale, si sono limitati fortemente i tempi di parola, misura che era stata contestata a suo tempo da noi comunisti. Tramite queste misure, la dialettica parlamentare e istituzionale viene di continuo svilita, a favore di una deriva eccessivamente tecnicista e asettica della politica comunale, che al livello legislativo sempre più viene affrontata come pura ratificazione delle politiche esecutive.
Occorre dunque contrastare il taglio del Consiglio comunale di Lugano, che deve restare il più rappresentativo possibile, ma anche questo crescente fenomeno d’anti-politica, fomentato sia da proposte del genere, sia da una politica inutilmente urlata, volta a delegittimare le istituzioni vigenti. Mi auguro, in tal senso, che Censi trovi l’opposizione di tutto il fronte progressista, che deve lottare compatto per la rappresentanza democratica della popolazione di Lugano, città che merita una politica degna del suo nome. Allo stesso momento, occorrerebbe riflettere su un’inversione di questa deriva tecnicista della politica comunale, rafforzando il Consiglio comunale e dandogli gli strumenti tali per poter affrontare in modo serio i suoi compiti, che vanno ben oltre la semplice approvazione di quanto propone l’esecutivo cittadino.