"Houria", in programma il 25 ottobre, è un film poetico e prezioso
LUGANO - La danza come gioia, come passione totalizzante. Lo studio, il perfezionamento, la speranza di un salto di qualità. E la sofferenza, i piedi piagati, la stanchezza.
Nelle prime scene di "Houria", film che sarà proiettato fuori concorso mercoledì 25 ottobre alle 9.30 al Film Festival Diritti Umani Lugano (FFDUL), c'è il sogno e la dedizione della protagonista, Houria (una meravigliosa Lyna Khoudri). Nello stesso tempo c'è una quotidianità da affrontare nell'Algeria di oggi, un lavoro di cameriera ai piani per lei e l'amica Sonia e un sogno: comprare un'auto per la madre. Per accelerare i tempi, Houria frequenta incontri clandestini di lotta tra animali, un contesto ben più pericoloso di quello della scuola di danza.
In un aspro gioco di contrasti tra violenza, arte e bellezza passiamo dalla gioia dei momenti di danza condivisa alla ferocia degli scontri tra gli ovini. Qui troviamo una delle prime chiavi di lettura e costanti del film: il maschilismo tossico che si contrappone alla solidarietà femminile, alla "sorellanza".
Il punto di svolta è un'aggressione seguita a una grossa vincita: una tremenda caduta da una scalinata in un tentativo di rapina. Mentre Houria giace priva di sensi in ospedale, in teatro va in scena la grande occasione, Il Lago dei Cigni di fronte a un importante coreografo. Un sogno che si concretizza per le compagne della classe di danza, ma non per Hounia, che è sprofondata in un incubo. Il risveglio è in un letto d'ospedale, con una diagnosi di una doppia frattura e la prospettiva di un lungo percorso di riabilitazione.
Ma c'è di peggio: Houria sprofonda in una baratro di sconforto e depressione, nel quale perde letteralmente la sua voce. Un mutismo selettivo causato dallo choc che Sonia e Sabrina, la madre (nonché maestra) cercano di farle superare, standole accanto. Houra si troverà a rimettere insieme i pezzi della sua esistenza in un gruppo di donne, tutte dal passato segnato da lutti e tragedie. Anime fragili, ferite dalla vita e dagli uomini, alle quali la giovane protagonista trasmetterà quello che le vibra di più dentro: la danza.
Questa è la grande medicina, la "passione-ossessione" di Houria: gradualmente realizza che il dolore può cedere il posto alla determinazione per ripartire, nonostante gli ulteriori drammi che si trova ad affrontare. La coreografia che metterà in scena sarà un grido di emancipazione, personale e di genere. Una battaglia vinta.
La regista Mounia Meddour porta sullo schermo un'Algeria nella quale la violenza e la sopraffazione sono maschili, come le leggi e la burocrazia (che cattura e contamina anche le donne). C'è anche la riluttanza del Paese nel fare i conti con il proprio passato terroristico. Unico punto debole del film: molte le tematiche trattate, tutte peraltro importanti, che vanno ad appesantire a tratti la narrazione. Nonostante ciò, siamo di fronte a un film poetico, intenso, in grado di toccare corde profonde, con una grande interpretazione della protagonista Lyna Khoudri.
Bene hanno fatto gli organizzatori del FFDUL a proporlo per la visione delle scuole. "Houria" è un messaggio prezioso, di speranza, in questi tempi bui.