Da lunedì e fino al 29 ottobre è aperta l'esposizione dal titolo "I am AI", in collaborazione con il Film Festival Diritti Umani Lugano
LUGANO - Tra quello che si pensa e ciò che si vede, c'è l'intelligenza artificiale. A partire dall'elaborazione di numerosi testi, il fotografo Fabrizio Intonti ha realizzato la mostra "I am AI", con l'obiettivo di interrogare il pubblico sull'obiettività delle rappresentazioni generate dai bot che spopolano dall'inizio del 2023. L'esposizione è stata inaugurata lo scorso lunedì e resterà aperta fino alla fine del Festival Diritti Umani Lugano 2023, ossia il 29 ottobre. L'accesso è gratuito, con orario di apertura dalle 10 alle 18.
Si parla molto dei rischi, ma l'intelligenza artificiale generativa non ha anche dei lati positivi?
«Per quel che mi riguarda, non sono mai contrario alle innovazioni tecnologiche. Anche in questo caso quindi il mio interesse vuole essere quello di comprendere, prima di giudicare. Chiaramente è una tecnologia molto importante, che può avere degli effetti sulla nostra vita quotidiana. Secondo me è giusto cominciare a capire quali possono essere i limiti».
Parlando della mostra, l'IA non ci pone alla fin fine davanti a noi stessi? Del resto, abbiamo creato noi i contenuti a cui si "ispira".
«Ho intitolato questo progetto "I am AI" proprio perché ho l'impressione che l'intelligenza artificiale, il bot, possa sviluppare dei contenuti in maniera molto immediata, ma in realtà sappiamo che vengono in qualche modo addestrati a partire da contenuti che sono già presenti sul web e che quindi sono di origine umana. Attingono da forme di sapere che sono nostre, tutto è capire come le elaborano».
Nel creare la mostra, hai sentito la tua creatività diventare meno utile?
«Per un fotografo è quasi d'obbligo provare a confrontarsi con un bot che produce immagini a partire da parole. È un altro procedimento che non ha nulla a che fare con la fotografia tradizionale per come l'abbiamo conosciuta fino ad adesso. E questo mi fa pensare che si possa essere comunque creativi con questa nuova tipologia di interazione con la tecnologia».
Quando hai osservato per la prima volta il risultato del tuo lavoro, qual è stato il tuo primo pensiero?
«Quando ho visto la prima immagine generata, non era quello che avevo pensato nella mia testa. È il frutto di un testo che avevo elaborato e sottoposto al generatore di immagini. Sono rimasto molto sorpreso perché noi fotografi siamo abituati a vedere prima dello scatto quello che produciamo».