Il settimanale italiano l'Espresso punta i riflettori sulla Arner Bank e parla di una nuova inchiesta per riciclaggio e di conti e società off shore sospette.
MILANO - È il settimanale L'Espresso a puntare questa volta i riflettori sulla Banca Arner. O meglio su quella che viene definita la "Berlusconi Bank", dato che la Arner Bank da 15 anni è la banca di famiglia di Silvio Berlusconi. Gli uffici della banca svizzera che si trovano in Corso Venezia a Milano, sfoggerebbero - stando a quanto scrive il settimanale italiano - "un lusso inconsueto anche per una griffe della finanza elvetica".
Gli uffici milanesi lo scorso 12 giugno sono stati perquisiti dai militari della Guardia di Finanza. L'obiettivo delle indagini era di accertare la provenienza del denaro utilizzato in una decina di operazioni e verificare il destinatario delle somme.
L'Espresso, nel suo articolo, si sofferma sull'inchiesta per riciclaggio e parla di una decina di conti e società off shore di cui, secondo i rilievi degli ispettori della Banca d'Italia, non sarebbe possibile individuare il reale beneficiario. "È un terreno minato per definizione - scrive il giornale - ma la vicenda rischia di trasformarsi in un caso politico. Perché la Arner da circa 15 anni è la banca di famiglia di Silvio Berlusconi. È l'approdo sicuro di innumerevoli operazioni fiduciarie. La cassaforte in cui viene amministrata una parte del patrimonio dell'uomo più ricco e potente d'Italia".
L'inchiesta giornalistica fa notare come la Arner Bank "offra riservatezza assoluta e rifugi esentasse" e ricorda come la "storia di questo istituto corre parallela a quella della Fininvest e si incrocia fatalmente con le inchieste giudiziarie che hanno messo a nudo il versante off shore dell'impero di Berlusconi".
L'articolo tira in ballo anche Paolo del Bue, uno dei fondatori della Arner di Lugano. Di origini romane, ma svizzero d'adozione, Del Bue - secondo l'inchiesta giornalistica - avrebbe gestito "i conti di due cassaforti off shore chiamate Century One e Universal one", e che "facevano capo non ai manager Fininvest, ma direttamente a Silvio Berlusconi".
"A gestire i conti esteri di quelle due società così delicate era proprio Del Bue" scrive l'Espresso. "Grazie ai 'poteri di firma' da lui ottenuti il 21 e 28 giugno 1991 - aggiunge la rivista - Del Bue ritira 'sempre in contanti', nei successivi tre anni, ben 72 miliardi di lire dal conto svizzero di Century One e altri 32 da quello di Universal One". L'entità dei prelievi, secondo i giudici del caso Mills, "è assolutamente indicativa dello strettissimo rapporto di fiducia" tra Berlusconi e Del Bue, che non si limita a fare il banchiere, ma agisce come un tesoriere occulto del presidente del Consiglio italiano".
Foto apertura: la sede luganese di Arner Bank / Keystone Karl Mathis