Il nuovo titolo della saga di Capcom fa forse un po' meno paura ma convince e sa divertire
OSAKA - Dalle case infestate passando per le pandemie zombificatrici fino alle bestiali creazioni dell'ingegneria genetica, la saga di “Resident Evil” è ormai da quasi un trentennio uno dei più dinamici e fortunati esponenti dell'horror mondiale. E non solo nei videogame.
Una serie lunga, dicevamo, e che nel suo percorso si è reinventata più volte con un paio di snodi davvero importanti. Uno di questi è avvenuto non tantissimi anni fa con “Resident Evil: Biohazard” che è stato un po' una tabula rasa che ha un po' fatto ripartire la serie, incapsulando il nuovo protagonista - un uomo qualunque - in un incubo da vivere, per la prima volta, attraverso una visuale in soggettiva.
Se questo nuovo inizio, ambientato in una casa della Louisiana abitata da una famiglia di serial killer, aveva convinto e aveva fatto molto bene per il seguito Capcom ha deciso di rivedere un attimo la formula utilizzata, prendendo spunto dall'invidiabile storia della saga.
Il frutto è questo “Village” che inizia là dove il precedente finiva e lancia il sempre più o meno inconsapevole Ethan Winters nel bel mezzo di un paesino sperduto fra i monti gelati e dominato da quattro mostruose famiglie. Il suo obiettivo sarà quello di recuperare la figlia Rose, strappatale nel prologo, e - nel mentre - tentare di venire a capo della misteriosa e maledetta eredità contratta durante sua prima avventura.
Se conoscete un po' la storia di “Resident Evil” i primi minuti con il gioco vi porteranno alla mente un altro di quei capitoli di svolta di cui parlavamo qui sopra: “Resident Evil 4”. Oltre al villaggio abbandonato e i suoi mostruosi abitanti, ritroviamo anche la brulla desolazione e un fil-rouge esoterico molto accattivante, in questo caso il culto per l'alata Madre Miranda.
Dal quarto episodio, “Village” prende anche un altro elemento: l'accento sulla componente action esplorativa e un filo meno di spaventosità alla quale si contrappone il carisma degli antagonisti in favore dell'epica. E il risultato, bisogna proprio dirlo, funziona.
Dal castello della famiglia vampiresca dei Dimitrescu fino alla stamberga dei burattinai pazzi dei Beneviento, il titolo di Capcom ci pone di fronte a una marmaglia davvero intrigante e a un setting davvero d'effetto e divertentissimo da esplorare.
Un entusiasmo iniziale, quello delle prime ore, che aiuta a superare alcuni problemi di ritmo in alcune fasi non proprio entusiasmanti e posizionate in maniera infelicemente anticlimatica e poco percussiva.
Malgrado ciò “Village” resta un'esperienza consigliata e decisamente da fare, anche solo per cogliere il mare di citazioni, videogiocose (residentevliane e non) e legate al cinema di paura.
VOTO: 9
“Resident Evil: Village” è disponibile per Playstation (versione provata), Xbox, Google Stadia e Pc Windows. Lo abbiamo recensito con una copia gentilmente fornitaci da Capcom.
ZAF