Il capolavoro di From Software arriva in pompa magna ed è tanto bello quanto letale
TOKYO - Atteso in maniera fremente, anzi febbricitante, “Elden Ring” è finalmente arrivato.
Dopo pandemici ritardi e un breve excursus per pochi fortunati di ormai diversi mesi fa, il nuovo lavoro di Hidetaka Miyazaki e From Software è atterrato sulle console next-gen, last gen e su pc.
Per presentarlo è davvero difficile pensare di poter aggiungere qualcosa di nuovo a quanto hanno già detto in tantissimi, ma ci proviamo.
Se conoscete un pochino i videogiochi, della casa di sviluppo di Tokyo di sicuro avete già sentito parlare: sono quel gruppo di folli che, a un certo punto, hanno deciso di prendere il videogame moderno per i piedi e girarlo a testa in giù.
Niente più coccole e bonus al giocatore ma un'impervia sfida nel segno della scorrettezza. Le gioie concesse solo ai più duri e i dolori a tutti gli altri, l'unica possibilità: diventare bravi o morire sotto i colpi di un bestiario spaventoso che popola alcuni fra i mondi digitali più ostici in assoluto. Un approccio sadomasochistico che ha trovato i suoi seguaci, e sono milioni, influenzando irrimediabilmente tutto il gaming.
In questo senso “Elden Ring” non cambia la formula resa popolare dal cattivissimo “Dark Souls”, anzi, ma la diluisce e la stravolge quanto basta per farla sembrare più accessibile grazie all'ampio orizzonte degli open world. La base tutta combattimento, statistiche, armi e magie resta più o meno sempre quella ma viene declinata secondo una nuova dimensione che è anche narrativa.
A scrivere l'ambientazione che sta dietro al nuovo mondo fantastico di From è nientemeno che George R. R. Martin (quello de “Il Trono di Spade”) ma non aspettatevi niente di troppo lontano dai canoni (criptici) di Miyazaki e compagni.
L'Interregno, questo è il nome del nuovo universo in cui ci troveremo catapultati, affonda le radici in una storia di mitica grandezza e - dopo un turpe tradimento - un'altrettanto biblica caduta nei meandri della disperazione.
Al giocatore, un immortale Senzaluce, l'apparentemente impossibile missione di ricostruire l'ancestrale anello che unisce il tutto: l'Elden Ring, che dà il titolo al gioco, recuperandone i frammenti da una serie di lord corrotti, ovviamente potentissimi e molto arrabbiati.
Tutto familiare? Direi proprio di sì. L'innovazione sta piuttosto nell'idea di inoculare la formula resa canone da “Dark Souls” in un vastissimo mondo aperto. Un rischio non da poco, considerando la natura da sempre estremamente orchestrata e “nucleare” degli episodi storici della saga e il grande passo falso di “Dark Souls 2” del 2014 che mirava proprio allo stesso orizzonte di “Elden Ring” mancando il bersaglio in maniera palese.
A sostenere l'ultima scommessa di From Software c'è però la possanza della tecnica e della tecnologia entrambe al servizio di una direzione artistica ancora una volta ineccepibile. Il risultato è un mondo vitale e allo stesso tempo mortale, splendido da vedere e ricco di cose da fare e da scoprire.
Fra caverne misteriose, agguati nella nebbia, regni sotterranei, castelli da conquistare e indovinelli da risolvere ce n'è davvero per tutti i gusti. In questo senso “Elden Ring” riscopre la meraviglia e il mistero del primissimo episodio, ed è una sensazione indiscutibilmente inebriante.
A sostenere il giocatore anche un sistema più versatile, che rivede completamente la magia (mai così potente e divertente) così come le armi ora davvero uniche e insostituibili.
Una bellezza a tutto tondo che molti hanno affiancato a quel capolavoro magistrale che è “Zelda: Breath of the Wild” - uno dei titoli meglio realizzati di sempre - ma che non è priva di debolezze e imperfezioni.
Da una parte pure “Elden Ring”, per quanto ricco e ben congegnato, soffre un po' la modalità di narrazione implicita di From che tende a non dare (affatto) indicazioni sul daffarsi.
Al di là del piacere dell'avventura dura e pura, questo può essere un problema in un sottogenere videogiocoso in cui è anche importante avere un fil rouge narrativo evidente che motivi il giocatore e aiuti a non perdersi (geograficamente ma anche ludicamente).
La sensazione di finire buttati là in un mondo dove tutti, ma davvero tutti, vogliono sempre e comunque farti fuori (riuscendoci pure facilissimamente) e non si sa bene dove andare a sbattere la testa può essere, a tratti, annichilente. Soprattutto verso i tre quarti del percorso quando le diramazioni a disposizione finiscono per restringersi.
In questo senso non aiutano affatto i boss, fra i più letali (e frustranti) in assoluto di tutti quelli creati da From. Siamo sicuri che già il primo grande avversario farà desistere una buona parte degli avventurieri. E tranquilli, un po' più in là ne arriverà un altro che sarà assai peggio.
Una strapotenza, questa è la nostra sensazione, che viene data loro un po' come il proverbiale “asso di bastoni“ per contrastare - a mazzate - i tantissimi approcci alla battaglia che sono stati concessi al giocatore. Il risultato è una briscola che può apparire dal nulla e che spesso e volentieri si traduce in un “Sei Morto” davvero spiazzante.
Insomma, “Elden Ring” è un viaggio bellissimo ma prima d'intraprenderlo dovete essere sicuri che possa fare davvero per voi.
VOTO: 9,5
“Elden Ring” è disponibile per console Playstation (versione provata su una Playstation 5), Xbox e per Pc Windows. Lo abbiamo recensito con un codice gentilmente messo a disposizione da Bandai Namco.
ZAF