Cinquantasette anni di traslochi all’insegna del campanilismo
Il 20 maggio 1803 il Gran Consiglio del neo costituito Cantone Ticino tenne la sua prima seduta nel Collegio dei Benedettini a Bellinzona, città che l’Atto di Mediazione aveva designato come capitale del Cantone. Alcune settimane dopo, però, Lugano presentò la sua candidatura per soppiantare Bellinzona. La questione fu presentata alla Dieta, che confermò Bellinzona come capitale. Caduto Napoleone, la nuova costituzione del 1814 adottò una soluzione apparentemente salomonica, stabilendo che il Ticino avrebbe avuto tre capitali a rotazione, Bellinzona, Locarno e Lugano, ciascuna delle quali avrebbe ospitato il governo e l'amministrazione per sei anni (www.allombradeicastelli.com). Per decenni nessuno osò piú mettere mano alla questione, fatta eccezione per un tentativo compiuto nel 1870 di designare Lugano come capitale stabile del Cantone. Infine, il 5 febbraio 1878 il gran consigliere Carlo Von Mentlen presentò una mozione per risolvere il problema del capoluogo. Essa ebbe l’appoggio dell’avvocato valmaggese Gioachimo Respini, il quale difese la scelta di Bellinzona con questi argomenti:
"Ciascuno si è domandato se proprio era una ineluttabile necessità che un paese come il nostro, il quale conta 120 mila abitanti, debba pagarsi il lusso di tre capi-luoghi, esempio unico nella storia delle nazioni europee… Oh chi di noi ignora i gravissimi inconvenienti del turno? Due mesi prima almeno cessano le regolari operazioni nei dicasteri governativi. Tutto è sospeso. Negli uffici, sovrano regna il disordine. Un solo pensiero è il dominante: prepararsi al prossimo trasloco. Gli archivi, le carte, i registri vengono imballati… Giunge il 3 marzo, si parte con pompa di carrozze e di uscieri alla volta della nuova destinazione. Là giunti, il disordine è ancora piú grave. Tutto è in scompiglio; ciò che è destinato al Militare trovasi negli uffici dell’Educazione, il materiale delle Finanze è confuso con quello degli Interni, e vai dicendo. E prima che un po’ d’ordine sia ristabilito, prima che gli impiegati si abituino al nuovo posto, passano dei mesi. E intanto? Intanto addio amministrazione! Chi ha bisogno aspetti; il Governo ha altro da fare… Oh quanti gravi interessi privati e pubblici non hanno nel frattempo sofferto irreparabile pregiudizio; quanti documenti preziosi, titoli, carte constatanti diritti dello Stato non sono andati smarriti con irreparabile danno! Eppure ciò si è ripetuto ad ogni seennio dal 1821 a questa parte. Eppure ogni volta la coscienza pubblica protestava contro questo vandalismo. Ma nessuno aveva il coraggio di gridare: Ora basta! […] Fra le tre località che hanno avuto l’onore del capoluogo, Bellinzona è quella che, secondo giustizia, doveva essere prescelta. Non per diritto proprio, perocché nessuna località nel Cantone può vantare diritti ad aversi la capitale a preferenza di un’altra località. Per noi, l’abbiamo detto, si tratta di una questione di interesse generale del Cantone, e se ci siamo determinati per Bellinzona, non è già per simpatia per quella città, né per antipatia ad altre; ma unicamente perché l’interesse del Cantone esige che Bellinzona sia la preferita. Quelle stesse ragioni che già militavano per essa al principio della nostra esistenza politica, ed indussero Napoleone il Grande a proclamarla capitale della nuova Repubblica, esistono tuttora. Bellinzona è situata nel centro del Cantone. Ad essa si accede comodamente da tutte le parti. Ivi si incontrano le ferrovie e le vie principali del commercio e del transito. E quindi il luogo di piú facile e comodo accesso tanto per quelli che scendono dalle Valli superiori, quanto per quelli che vengono dal Sottoceneri e dal Locarnese. In un piccolo paese come il nostro, la centralità deve essere il criterio determinante nella scelta del capoluogo. Locarno è posta ad una estremità del Cantone, e del resto essa medesima nel 1870 e precedentemente si è formalmente dichiarata disposta a cedere a Bellinzona il suo posto. Lugano, centro del Sottoceneri, non lo è del Cantone. E del resto all’una ed all’altra di queste due città non manca una vita propria che le fa prosperare, anche senza i pochi vantaggi che seco apporta il capoluogo" (La capitale stabile a Bellinzona avanti al popolo. Votiamo sí, Tipografia della Libertà, Locarno 1878, p. 7-12).
Il 10 marzo 1878 con 13'819 voti a favore, 6'851 contrari e 218 schede nulle, il popolo approvò un nuovo articolo costituzionale che diceva: "Il Gran Consiglio ed il Consiglio di Stato risiedono stabilmente nella città di Bellinzona". Si pose cosí fine ad un’anomalia che durava "de facto" da quasi sessanta anni.